Riceviamo e pubblichiamo il pensiero dell’infermiere forense Matteo Giuseppe Incaviglia relativo alla prima puntata della fiction di Rai Uno dedicata alla professione infermieristica.
CHI RAPPRESENTA L’INFERMIERA LEA?
Non voglio cantare fuori dal coro ma la fiction dove la bella attrice Anna Valle interpreta “l’Infermiera Lea” rappresenta PURTROPPO la realtà nuda e cruda dell’Infermieristica Italiana…
Se all’università insegnano a rifare i letti, a pulire comodini e scialitiche, a essere servili ed assecondare il capetto di turno;
Se durante l’orario di lavoro gli Infermieri si dedicano sistematicamente a tutta una serie di mansioni, cosiddette “Igienico-domestico-alberghiere: rifare i letti, cambiare il pannolone, pulire i ferri, le scialitiche, rispondere ai campanelli, spingere barelle, porgere padelli e pappagalli e chi più ne ha più ne metta;
Se il concetto di responsabilità professionale viene sistematicamente e artificiosamente interpetrato nel senso che l’infermiere deve fare tutto come fosse un Maggiordomo; qualcuno si spinge perfino ad affermare che di tutto l’operato dell’OSS sarebbe responsabile sempre l’infermiere come se fosse un tutore;
Se la valutazione dell’Infermiere viene fatta in relazione a quanti campanelli spegne e a quanti letti rifà;
Se l’Infermiere viene valutato per la sua umanità, mentre il medico per la professionalità;
Se anche nelle prassi Aziendali, che spesso i dirigenti Infermieristici avallano se non addirittura propongono, si chiede agli Infermieri di sostituire l’OSS piuttosto che di fare da segretario a questo o a quell’altro dirigente…
Non parliamo poi delle comunicazioni, infatti quando rivolti agli Infermieri hanno sempre un tono Inpositivo: Gli Infermieri devono pena provvedimenti disciplinari, mentre quando rivolti ad altre categori cambiano totalmente tonalità: per esempio “i signori medici cortesemente ecc ecc.
Se tutto questo avviene da decenni nel disinteresse degli organi di rappresentanza professionale e sindacati vari, è ovvio che poi le fiction, quale espressione del sentire sociale, rappresentano questa realtà…
Dunque, oltreché la leggittima lamentela contro una fiction che distorce quello che dovrebbe essere il mandato e l’immagine professionale degli Infermieri, è necessaria una rivoluzione CULTURALE, che deve partire dalla stessa professione in primis, poi dai percorsi Universitari e per finire alle lauree Magistrali dove preparano i futuri dirigenti che a sua volta sono vittime di questa distorta cultura…
Pertanto protestiamo ma vergogniamoci pure…
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