La combinazione dolutegravir/lamivudina ha la stessa efficacia del trattamento “a tre”.
Una sola compressa al giorno, combinazione di due farmaci, per tenere sotto controllo l’Hiv con la stessa efficacia, per una gran parte dei pazienti, della terapia “a tre”, la cura che ha consentito negli ultimi 24 anni di migliorare l’aspettativa di vita delle persone con Aids, trasformando la malattia prima inguaribile in una patologia cronica. E’ la combinazione dolutegravir/lamivudina, che ha ottenuto l’autorizzazione all’immissione in commercio in Italia a maggio, come ha annunciato ViiV Healthcare, azienda globale specializzata nell’Hiv, a maggioranza GlaxoSmithKline, in partecipazione con Pfizer Inc. e Shionogi Limited.
La terapia a due farmaci è disponibile nel nostro Paese per il trattamento dell’infezione Hiv-1 in adulti e adolescenti sopra i 12 anni (che pesino ameno 40 Kg) e con nessuna resistenza nota o sospetta alla classe degli inibitori dell’integrasi, o a lamivudina. “Gli antiretrovirali – ha spiegato Andrea Antinori, direttore dell’Unità operativa complessa Immunodeficienze virali dell’Istituto Spallanzani Irccs di Roma – ha cambiato la storia di questa malattia. Si è arrivati alla cronicizzazione. Ma non dobbiamo dimenticare che, secondo gli studi, l’attesa di vita dei pazienti non è la stessa della popolazione generale, ci sono ancora dai nove ai sei anni di differenza. Il gap, rispetto a trent’anni fa, si è largamente colmato, ma non del tutto. In questo quadro diventa fondamentale l’impatto delle terapie a lungo termine”.
Passare da tre medicinali a due “consente meno esposizione al farmaco stesso, più qualità di vita”, ha continuato Antinori. Ovviamente a parità di efficacia: “Questa terapia, come hanno accertato gli studi, ha risultati inequivocabili. Ed è indicata per una larga parte dei pazienti, seppure non tutti. In particolare potrà beneficiarne chi inizia la terapia. Rimangono fuori, però, quelli che hanno una resistenza”. Degli oltre 100mila pazienti che sono in terapia antiretrovirale in Italia, saranno molti a poterne usufruire nel tempo, secondo l’esperto: “Difficile dire quanti al momento, considerato che la terapia è disponibile da pochissimo. E’ un bilancio che potremmo fare nei prossimi mesi”.
“Con questo passaggio dalla terapia tripla alla doppia – ha detto Carlo Federico Perno, docente di Microbiologia e microbiologia clinica all’Università degli Studi di Milano – stiamo rompendo un dogma nato quando, grazie all’introduzione della terapia a tre farmaci, fu superata la mortalità del 100%. Chi ha più di cinquant’anni ricorda i lazzaretti di persone che morivano continuamente di Aids. Ora siamo a un altro cambiamento epocale”.
Ma Perno invita a fare attenzione: “Questa novità non vuol dire che due farmaci funzionano in ogni caso come tre. Sarebbe un messaggio sbagliato. Non tutti i regimi a due farmaci possono garantire efficacia, perché l’Hiv è in grado di ‘sfuggire’ in caso di protezione inadeguata del trattamento antiretrovirale. Quindi sì alla terapia a due farmaci, ma solo con molecole adeguatamente potenti e in grado di controllare la replicazione, come con quelle appena approvate”.
Per quanto riguarda i pazienti, Filippo von Schloesser, presidente associazione Nadir, ha voluto ricordare: “Avere a disposizione una terapia antiretrovirale che può contribuire al miglioramento della qualità della vita è davvero cruciale nel percorso di lungo termine. Fortunatamente oggi i pazienti invecchiano, grazie alle cure. Ma fino a pochi anni fa era impensabile avere a disposizione una terapia completa con due soli farmaci che non imponesse cautele per possibili danni d’organo, fattore chiave da considerare quando si invecchia e si assumono terapie per le patologie tipiche di questa condizione”.
L’autorizzazione all’immissione in commercio per la combinazione dolutegravir/lamivudina è sostenuta dai dati degli studi globali Gemini 1 e 2, che hanno coinvolto oltre 1.400 adulti con infezione da Hiv-1. Nessun paziente è andato incontro a fallimento virologico in entrambi i bracci di trattamento, né ha sviluppato resistenza al trattamento. E gli effetti collaterali (cefalea, diarrea, nausea, insonnia,astenia) sono stati rari.
“Nell’area dell’Hiv – ha concluso Maurizio Amato, presidente e amministratore delegato di ViiV Hc Italia –, nonostante i grandi progressi della terapia degli ultimi anni, continuano ad esserci bisogni insoddisfatti. Ne deriva l’esigenza di continuare ad investire in R&D anche in quest’area terapeutica. ViiV Healthcare fin dalla sua nascita nel 2009 è dedicata all’obiettivo di creare un futuro migliore per le persone che vivono con l’Hiv. Lo fa insieme ad associazioni, medici e istituzioni, concentrandosi sulla ricerca di soluzioni terapeutiche innovative che uniscono efficacia ad attenzione alla qualità della vita e senza paura di sfidare lo status quo”.
Redazione Nurse Times
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