Il termine health literacy è stato introdotto negli USA negli anni Settanta e, nel 1988, l’Organizzazione Mondiale della Sanità lo ha inserito nel glossario della promozione della salute
Nell’ultimo decennio il concetto di health literacy o alfabetizzazione sanitaria si è guadagnato una grossa attenzione in tutto il mondo, proprio per il ruolo fondamentale che svolge. La misura individuale dell’alfabetizzazione sanitaria è usata raramente dagli operatori sanitari, si preferisce basarsi solamente sul grado di istruzione per accertare il livello di Health Literacy, il quale però è determinato da vari elementi: istruzione, lingua, cultura, accesso alle risorse ed età.
Il livello di alfabetizzazione di un paziente è una preoccupazione negli ambienti sanitari, perché alcuni pazienti non sono consapevoli del loro basso livello di alfabetizzazione e spesso sovrastimano le proprie capacità. Prima che ciò avvenga, il personale sanitario deve essere istruito sull’importanza della comunicazioni e sugli effetti che ha sulla qualità di vita del paziente.
L’Health Literacy è considerato un determinante di salute con un peso importante sullo stile di vita, sull’accesso ai servizi sanitari e sull’adesione alle terapie; Inoltre è un fattore chiave per migliorare la salute ed il benessere.
Questa definizione va oltre la capacità di leggere e capire un testo fornito dall’assistenza sanitaria personale, incorpora la capacità di capire un vocabolario complesso, condividere informazioni riguardanti la salute con i professionisti della cura, prendere decisioni in merito, assumere comportamenti sani e partecipare attivamente alla gestione e auto-cura (1).
Le persone con un’alfabetizzazione sanitaria insufficiente ricorrono scarsamente agli strumenti di prevenzione e aderiscono meno ai trattamenti terapeutici che gli vengono prescritti e mostrano un aumento del rischio di mortalità e aumento del tasso di ospedalizzazioni, vale a dire che si ha un ruolo attivo nella gestione della salute e che il benessere non dipende unicamente dai professionisti sanitari a cui ci rivolgiamo ma anche dalla nostra capacità di capire e collaborare, per esempio di aderire alle terapie. Spesse volte si ha difficoltà a comprendere il linguaggio di base della medicina.
In genere si ricorre al web, che se da una parte può essere un’utile fonte di informazioni semplici, chiare e prontamente disponibili, dall’altra può trarre in inganno e aumentare il grado di confusione. L’alfabetizzazione sanitaria è importante sempre, ma lo è ancora di più nella malattia cronica quando il paziente, e/o la persona che se ne prende cura, deve sviluppare una buona conoscenza della patologia in questione per poterla affrontare nel migliore dei modi.
Talvolta, inoltre, è fondamentale adottare cambiamenti, anche radicali, del proprio stile di vita e lo si può fare soltanto se alla base c’è una reale comprensione e la comunicazione è una delle risorse indispensabili nella sanità, in quanto può avere delle ripercussioni sulla qualità dei servizi offerti.
Prima di avviare una relazione con una persona, il professionista sanitario deve prendere degli accorgimenti essenziali:
- comprendere l’utente che si ha davanti,
- capire le sue conoscenze e non soffermarsi sulle apparenze quali età e grado di istruzione,
- scegliere i mezzi di comunicazione,
- accertarsi che gli strumenti di ricezione del destinatario siano realmente in grado di recepire il messaggio in maniera ottimale,
- stilare con precisione il messaggio.
L’infermiere è la figura professionale che passa più tempo a contatto con il paziente e ha quindi una notevole possibilità di influenzare i comportamenti e gli atteggiamenti dell’utente (2).
La comunicazione è parte fondamentale del lavoro dell’infermiere e deve essere considerata anche come parte del processo diagnostico e di cura. In questo contesto diventa estremamente importante che le informazioni siano ottenute e trasmesse al paziente in modo corretto ed appropriato. La comunicazione efficace di informazioni cliniche è infatti un prerequisito per la fiducia del paziente e di conseguenza per favorire il migliore percorso di cura.
La scarsa comprensione fra paziente e infermiere può portare infatti a errori di tipo diagnostico, a trattamenti inappropriati, ad alti livelli di ospedalizzazione, ad una tendenza a non servirsi dei servizi di prevenzione ed a una minore capacità del paziente di gestire la propria situazione di salute (3).
Spesso però la valutazione del grado di health literacy nella pratica clinica è generalmente affidata all’istinto e alla buona volontà del singolo professionista per varie ragioni:
- scarsa sensibilizzazione del personale;
- mancanza di tempo;
- carenza di formazione da parte degli operatori sanitari;
- resistenza e diffidenza da parte dei pazienti.
Ma in tutto questo possiamo dire che l’alfabetizzazione sanitaria è un fattore di rischio alquanto modificabile. Interventi volti ad aumentare la consapevolezza della malattia e la conoscenza correlata gestione della stessa può favorire lo sviluppo di comportamenti di auto-cura, riducendo il rischio di reospedalizzazione e in definitiva un miglioramento della sopravvivenza libera da eventi e con una buona qualità della vita (4).
CONCLUSIONI
Al di là della valutazione delle conoscenze individuali in contesti clinici specifici esiste, a livello di sanità pubblica, l’importanza di effettuare studi estesi di popolazione per ottenere valutazioni oggettive. Il loro avvio rappresenta un obiettivo per la promozione della salute e per il raggiungimento del cosiddetto “empowerment” della popolazione a tutti i livelli. Il miglioramento dell’educazione sanitaria rappresenta quindi una sfida che il sistema sanitario deve raccogliere, rafforzare il ruolo dei processi di trasferimento delle informazioni da “chi sa” a coloro, che “hanno il diritto di sapere”, così come già l’OMS ha più volte ribadito in tante e inascoltate raccomandazioni (Ottawa 1986, e successive).
E’ utile per il futuro considerare il modo in cui le informazioni riguardanti la salute vengono proposte. La formazione degli operatori deve essere mirata allo sviluppo di abilità per individuare correttamente il livello di Health Literacy dell’utente, adottare strategie comunicative appropriate (come ad esempio il teach back) e rendere la relazione di assistenza efficace (Who, 2013).
La formazione completa e specifica dell’individuo e del caregiver può incidere sull’appropriatezza degli interventi diminuendo il ricorso improprio alle strutture sanitarie, e garantendo la tenuta delle cure domiciliari generando comportamenti positivi e di adattamento che rendono l’individuo e la famiglia capace di far fronte efficacemente alle richieste e alle sfide della vita di tutti i giorni, quello che l’OMS definisce come il potenziamento delle competenze (skills for life), costituisce il fondamento per la gestione della coesione sociale e per la buona gestione della salute.
Lizzadro A. L.
Canestrale R.
Lizzadro L.A.
Nardella M.
BIBLIOGRAFIA
- Socioeconomic Inequalities in Hear Failure Felipe Díaz-Toro, RN, MPHa,*, Hugo E. Verdejo, MD, PhDb, Pablo F. Castro, MDb
- Kickbusch I, Maag D. (2008), Health Literacy, International Encyclopedia of Public Health, First Edition vol. 3, pp. 204-211
- Heijmans, M.; Waverijn, G.; Rademakers, J.; van der Vaart, R.; Rijken, M. Functional, communicative and critical health literacy of chronic disease patients and their importance for self-management. Patient Educ. Couns. 2015, 98, 41–48. [Google Scholar] [CrossRef] [PubMed]
- Kaper, M.S.; Reijneveld, S.A.; Van Es, F.D.; De Zeeuw, J.; Almansa, J.; Koot, J.A.R.; De Winter, A.F. Effectiveness of a comprehensive health literacy communication training for medical undergraduates: A randomized controlled trial. 2019 submitted. [Google Scholar]
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