La P.E.T. (Positron Emission Tomography) è una tecnica diagnostica per la rispoduzione delle immagini dell’organismo
Le bioimmagini sono ottenibili grazie all’impiego di uno specifico macchinario e la somministrazione di un radionuclide.
Si definisce Radiofarmaco, un farmaco al quale è legato un atomo in grado di emettere positroni. Tali particelle subatomiche, con l’ausilio di un tomografo che permette di individuarle, una volta iniettate vengono seguite dall’operatore (generalmente un Medico Nucleare).
L’associazione della cultura radiofarmaceutica a quella tecnologico-scientifica hanno permesso la realizzazione di un potente strumento di rilevazione di patologie in ambito oncologico, neurologico e cardiologico.
Grazie alla sua peculiare proprietà investigativa la PET è in grado di porre all’attenzione dello Specialista alterazioni biologiche del compartimento anatomico, che potrebbero rappresentare l’alterazione anatomica vera e propria.
Infatti mentre con le tecniche di RMN o TAC si identificano alterazioni organiche e strutturali di un determinato organo o tessuto, con la PET si saggia anche la risposta a terapia antiblastica: l’emettitore di positroni iniettato è in grado di dare informazioni morfologiche, strutturali e di afflusso e deflusso sanguifero. In realtà sarebbe in grado di dare informazioni anche sulla qualità del metabolismo; a tal proposito è possibile esaminare il metabolismo glucidico cerebrale e porre le basi per una reale diagnosi di Mild Cognitive Impairment e/o demenza.
In ambito cardiologico, con la PET cardiaca, oltre a studi di metabolismo si possono analizzare disturbi di circolo cardiaci, e nella fattispecie disturbi di perfusione miocardica.
L’esame non ha controindicazioni assolute se non lo stato di allattamento o gravidanza, in quanto il radiofarmaco emette radiazioni che, seppur basse, potrebbero danneggiare il feto o il neonato.
La preparazione per l’esecuzione dell’ indagine diagnostica mediante PET prevede che il giorno prima dell’esame bisogna osservare una dieta priva di carboidrati o tutt’al più almeno sei ore prima dell’indagine.
Affinché lo scanner della PET rilevi appieno le radiazioni emesse dai positroni, è necessario che essi si leghino a molecole metabolicamente attive: ragion per cui si somministra il fluorodeossiglucosio che è in grado di tracciare il metabolismo glucidico (una cellula neoplastica, ad esempio ha il fabbisogno e consumo di zuccheri incrementato rispetto alla normalità!).
Michele Calabrese
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