Una diagnosi di “glioma diffuso intrinseco del ponte”, che solitamente avviene intorno ai sei/dieci anni di vita è una notizia che gela il sangue. La prognosi di questo tumore pediatrico è infausta: massimo due anni di vita per la maggior parte dei piccoli pazienti.
ll glioma diffuso intrinseco del ponte (dall’acronimo inglese Diffuse Intrisic Pontine Glioma, DIPG) è una neoplasia che deriva dalle cellule della glia, il tessuto che sostiene e fornisce nutrimento alle cellule del sistema nervoso centrale, esattamente, il DIPG colpisce una regione del tronco encefalico, il ponte, dove risiedono i centri di regolazione di funzioni vitali per l’organismo, come il respiro e l’attività cardiaca. In Italia ogni anno vengono diagnosticati all’incirca 25-30 casi di DIPG. Questo tumore è considerato inoperabile sia per la sede particolare di allocazione, che coinvolge, funzioni vitali, sia perchè tende a diffondersi rapidamente.
La terapia del DIPG rappresenta una sfida ancora aperta nel campo dell’oncologia pediatrica.
Non esiste un trattamento standardizzato universalmente accettato per questo tumore. A livello internazionale è indiscussa l’efficacia della radioterapia, associata o meno a diverse classi di farmaci.
Diversi studi preclinici hanno rivelato un grande potenziale dell’immunoterapia che sfrutta particolari cellule CAR-T, ovvero cellule immunitarie (linfociti T) modificate in laboratorio per riconoscere ed eliminare in maniera specifica il glioma diffuso intrinseco del ponte (dette CAR-GD2). Tuttavia, questa terapia non è in grado di rimuovere completamente le cellule malate. Pertanto, è necessario migliorarne l’efficacia, al fine di ottenere un trattamento più sicuro ed efficiente dei giovani pazienti.
Un gruppo di ricerca italiano dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma ha pubblicato pochi giorni fa un articolo per la rivista Neuro-Oncology by Oxford University Press per conto della Society for Neuro-Oncology che accende la speranza per nuove strategie terapeutiche contro IL DIPG.
Il giovane gruppo di ricerca, attraverso patrimoni cellulari e tessuto tumorale, ha testato giù di mille farmaci già in commercio, che sembravano in associazione alle cellule CAR-T indurre la morte delle cellule tumorali.
Dopo numerosi studi, nell’articolo, si evidenzia che per le mutazioni più resistenti del glioma, l’associazione della terapia immunitaria con le cellule CAR.T e un farmaco sperimentale, candidato per il trattamento di vari tipi di cancro,è in grado di inibire la vitalità delle cellule tumorali senza ( come accadeva in altre associazioni) influenzare l’attività delle cellule T-CAR.
Il farmaco sperimentale in questione è il “LINSITINIB”, un inibitore del recettore dell’insulina e del recettore del fattore di crescita insulino-simile 1 (IGF-1R).
La svolta fondamentale di questo studio italiano è che Linsitinib,, diminuisce l’attivazione/esaurimento delle cellule T GD2-CAR e aumenta il loro profilo di memoria centrale. L’aumentata attività antitumorale della combinazione di cellule T linsitinib/GD2-CAR è stata confermata in modelli DIPG in vitro, ex vivo e in vivo.
Lo studio si conclude quindi supportando fortemente la tesi che, l’associzione di questi inibitori e le cellule CAR-T P, può diventare il nuovo approccio terapeutico per i piccoli pazienti affetti da DIPG
La ricerca ancora una volta, si dimostra l’ unica via per illuminare anche quei vicoli che sembravano ciechi.
Valeria Pischetola
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