Formulare una diagnosi infermieristica sulla base del quadro clinico del paziente è un’attività che richiede capacità e conoscenze significative delle scienze infermieristiche relative a molte aree.
In uno studio condotto dai ricercatori svedesi della Uppsala University, è stato analizzato un gruppo di infermieri che utilizzavano quotidianamente le diagnosi infermieristiche, principalmente all’interno di piani assistenziali standard.
Tutto il gruppo di lavoro era favorevole al loro utilizzo nonostante fossero consapevoli che la rilevazione di segni e sintomi e fattori ad essi correlati, effettuata attraverso la cartella clinica elettronica, fosse carente nella loro unità operativa.
Un piano assistenziale rappresenta il più importante strumento di lavoro per gli infermieri nel processo di assistenza indiretta al paziente bei processi orientati al lavoro in équipe.
Tale attività motiva gli operatori ad interagire con le diagnosi infermieristiche, potendo individuare con chiarezza quali siano i bisogni assistenziali di ogni singolo paziente.
La metodologia applicata è stata quella dello studio qualitativo. I dati sono stati raccolti attraverso un’intervista semi-strutturata rivolta a 10 infermieri di entrambi i sessi e con esperienza lavorativa pregressa variabile (r=1-23 anni) in servizio presso due reparti di medicina d’urgenza.
Durante l’intervista, è stata analizzata l’attitudine ad utilizzare le diagnosi infermieristiche e l’esperienza guadagnata sul campo. Il materiale raccolto è stato sottoposto ad analisi dei contenuti attraverso un approccio induttivo.
Risultati
Dai risultati sarebbe emerso come ogni informazione clinica tornasse utile alla formulazione di una diagnosi infermieristica da usare quotidianamente, principalmente in piani assistenziali standard. Ciò tornerebbe particolarmente utile qualora esistano diagnosi infermieristiche pre-compilate, ma anche nei piani individuali.
Tutti gli informatori erano in contatto quotidianamente con le diagnosi infermieristiche nel loro lavoro, principalmente in piani assistenziale standard, nei quali erano presenti diagnosi infermieristiche pre-formulate, ma anche in pianificazioni individuali, nelle quali hanno dovuto realizzare da zero la diagnosi infermieristica.
Tutti gli infermieri hanno letto ed applicato nel proprio turno di lavoro le diagnosi infermieristiche pre-formulate nella cartella clinica ma non tutti sarebbero stati in grado di formulare diagnosi infermieristiche partendo da zero.
Tutti sono risultati favorevoli all’utilizzo della pianificazione assistenziale e delle diagnosi infermieristiche. La struttura dei piani assistenziali e delle diagnosi infermieristiche è stata percepita positivamente fornendo chiarezza nei ruoli ed una base comune per lavorare.
La consapevolezza dei segni e sintomi esistenti, inseriti nella cartella elettronica del paziente è risultata scarsa. Le diagnosi infermieristiche sono state formulate principalmente sulla base delle sensazioni personali degli infermieri e non utilizzando segni e sintomi oggettivi. Discussioni riguardanti la documentazione infermieristica o le diagnosi infermieristiche non sono state frequenti.
Conclusioni
Esiste una scarsa consapevolezza nelle unità operative analizzate in merito a come usare in maniera ottimale le diagnosi infermieristiche nella pianificazione assistenziale. Sintomi e segni clinici vengono spesso trascurati durante la pianificazione nelle unità operative in questione e perciò la qualità e la comparabilità delle diagnosi infermieristiche risultano difficilmente esaminabili.
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