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Gli infermieri sono le prime vittime delle aggressioni sul posto di lavoro. 180mila hanno subito aggressioni e minacce, ma non tutti denunciano

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La violenza contro gli operatori sanitari
two ambulance paramedics stabilise an assault victim. They are wearing green ambulance uniform typical of uk paramedics. One is sitting in the back of the car stabilising the victim's head whilst the other paramedic is closing the door of the ambulance . The victim has been out drinking and has either fallen or been in a fight , and is acting aggressively towards the paramedic .
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ROMA – I dati schock erano stati anticipati, nei giorni scorsi, dall’Inail: nel quinquennio 2016-2020 12.500 operatori sanitari hanno subito minacce e violenze.

Episodi derubricati come infortuni sul lavoro, ma che raccontano di una realtà a tratti drammatica: perché, mediamente, sul territorio nazionale, ogni giorno ci sono 7 operatori sanitari vittime di violenza sul posto di lavoro. E a questo triste record, va aggiunto uno del quale si sarebbe potuto fare a meno: gli infermieri sono i professionisti della sanità più colpiti dagli atti di violenza.

Lo ha ricordato la Fnopi, la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche, proprio in occasione della prima giornata nazionale contro la violenza sugli operatori sanitari, istituita dal Governo nazionale e celebrata in tutta Italia.

Sono i numeri a fotografare l’emergenza, ricorda la Fnopi: l’89% è stato vittima di violenza sul lavoro e nel 58% dei casi si è trattato di violenza fisica: hanno subito violenza in generale sul posto di lavoro circa 180mila infermieri e per oltre 100mila si è trattato di un’aggressione fisica.

La situazione poi si sta aggravando perché accanto alle usuali violenze, durante la pandemia si sono create situazioni come quelle in cui non è stato possibile far avvicinare persone ai ricoverati che ha generato fortissime tensioni e numerose aggressioni e ci sono poi i no-vax che sono autori di continue aggressioni e minacce, anche di morte.

Tornando ai dati Inail: il 46% dei professionisti sanitari aggrediti sono infermieri e il 6% medici (gli infermieri sono i primi professionisti a intercettare le persone che si rivolgono ai servizi, sia nel triage ospedaliero che a domicilio, aggiunge la Fnopi). Quindi le aggressioni a infermieri sarebbero circa 5.000 in un anno (anche se spesso quelle verbali non sono neppure denunciate), 13-14 al giorno in media.

Grazie al co-finanziamento della FNOPI, è stato realizzato da otto Università italiane lo studio nazionale multicentrico sugli episodi di violenza rivolti agli infermieri italiani sul posto di lavoro (ViolenCE AgainSt nursEs In The workplace CEASE-IT). Dalla ricerca – i cui dati complessivi saranno presentati all’Osservatorio contro la violenza sul personale sanitario insediato l’11 marzo – emerge che più della metà (il 54,3%) ha segnalato l’episodio, ma chi non l’ha fatto (l’altra metà dei professionisti coinvolti) si è comportato così perché, nel 67% dei casi ha ritenuto che le condizioni dell’assistito e/o del suo accompagnatore fossero causa dell’episodio, nel 20% convinto che tanto non avrebbe ricevuto nessuna risposta da parte della struttura in cui lavora, il 19% ritiene che il rischio sia una caratteristica attesa/accettata del lavoro e il 14% non lo ha fatto perché si sente in grado di gestire efficacemente questi episodi, senza doverli riferire. La conseguenza professionale prevalente riguarda il “morale ridotto” (41%) e “stress, esaurimento emotivo, burnout” (33%).

La prevenzione degli episodi di violenza a danno degli operatori sanitari – sottolinea Barbara Mangiacavalli, presidente FNOPI – richiede che l’organizzazione ponga in essere le strategie organizzative, strutturali e tecnologiche più opportune, diffonda una politica di tolleranza zero verso atti di violenza nei servizi sanitari, incoraggi il personale a segnalare prontamente gli episodi subiti e a suggerire le misure per ridurre o eliminare i rischi e faciliti il coordinamento con le Forze dell’ordine o altri oggetti che possano fornire un valido supporto per identificare le strategie per eliminare o attenuare la violenza nei servizi sanitari. Solo l’impegno comune può migliorare l’approccio al problema e assicurare un ambiente di lavoro sicuro. E questo studio è il primo passo”.

Contro la violenza, in particolare sulle donne che nella professione infermieristica sono quasi il 77% dei professionisti, FNOPI ha anche aderito alla campagna di sensibilizzazione e di promozione della salute #LOTTOcontrolaviolenza da poco avviata da Federsanità ANCI e Asl di Viterbo. “Un’iniziativa – chiosa Mangiacavalli – che dà il senso di un impegno che va oltre le semplici celebrazioni di facciata”.

Redazione Nurse Times

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