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Gli infermieri neolaureati nel 2017 soddisfatti di docenti e insegnamenti: sognano di lavorare grazie al Jobs Act

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Gli infermieri neolaureati soddisfatti da docenti e CdL: sognano di lavorare grazie al Jobs Act
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Dal rapporto AlmaLaurea condiviso dalla Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche emergono gli identikit dell’infermiere laureato di primo livello e magistrale

I dati raccolti dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea sono stati resi noti, come ogni anno, all’interno del “Rapporto 2018 sul Profilo e sulla Condizione occupazionale (XX edizione)”.

Le performance formative di oltre 276.000 laureati nel 2017 e la loro condizione occupazionale sono state analizzate nel rapporto di AlmaLaurea.

Laurea di primo livello

I laureati 2017 sono stati 11.847. L’età media di laurea di primo livello per gli infermieri nel 2017 è di 25,1 anni e il 74,5% sono donne contro il 25,5% di uomini.

Il voto medio di diploma dalla scuola superiore  è stato di 77/100 e la maggior parte (53,1%) lo ha conseguito nella stessa provincia sede degli studi universitari. Il voto medio di laurea invece è stato 103/110 e il 66,6% degli iscritti si è laureato in corso.

Il 51,8% dei laureati 2017 ha avuto esperienze di lavoro durante gli studi e di questi per la maggior parte (35,6%) si è trattato di lavori occasionali, saltuari o stagionali.

Per quanto riguarda l’esperienza universitaria, il 42,4% ha dichiarato di essere “decisamente” soddisfatto del corso di laurea e il 48,8% “più si che no”.

Il rapporto con gli altri studenti sarebbe ottimo, mentre per quello coi docenti primeggia il “più si che no” con il 61,8% di risposte.

Anche sul carico di studio “solo” il 26,1% lo ha dichiarato ‘decisamente’ adeguato alla durata del corso, e il 47,1% ‘più si che no’, ma la maggioranza (68,6%) si iscriverebbe di nuovo all’Università e allo stesso corso.

Il 65,1% intende proseguire gli studi, nel 17,% dei casi con la laurea magistrale e nel 33,9% con i master. Ma c’è anche un 34,8% che invece preferisce fermarsi alla triennale.

Infine le prospettive di lavoro.
L’aspetto ritenuto più rilevante nella ricerca del lavoro è l’acquisizione di professionalità (83,2%), seguito dalla stabilità/sicurezza del posto di lavoro (78,1%).

La maggioranza (80,8%) è interessata a lavorare nel servizio pubblico, ma c’è anche chi (45,5%) è interessato al privato, compreso l’avvio di un’attività autonoma.

Per l’89% dei neolaureati, il sogno rimane quello di lavorare a tempo pieno e il 92,3% con un contratto a ‘tutele crescenti’, quello cioè introdotto dal Jobs Act.

Il 60,1% degli infermieri neolaureati ambirebbe a lavorare al nord Italia anche se il 57% sarebbe disponibile a trasferirsi ovunque pur di lavorare. Solo il 4% si è dichiarato categoricamente contrario ad abbandonare la città nella quale attualmente abita.

Laurea magistrale

Il numero di laureati magistrali è stato nettamente minore rispetto ai laureati di primo livello. Nel 2017 hanno conseguito tale titolo 754 infermieri: anche in questo caso per il 75,1% donne e per il 24,9% uomini.

Il 64,7% aveva 27 anni e oltre al momento della laurea, con una media complessiva di 33,6 anni, anche perché il 72,9% si è immatricolato con due o più anni di ritardo rispetto alla laurea triennale.

Il voto medio di laurea è stato di 108,4/110 e il 79,2% si è laureato in corso.

Il 15,1% ha usufruito di borse di studio e solo l’1,1% ha svolto periodi di studio all’estero durante il biennio.
Il 92,4% ha avuto esperienze di lavoro durante gli studi.

Anche in questo caso, come per le lauree di primo livello, la maggioranza è soddisfatta del corso di laurea magistrale ‘più si che no’ nel 46% dei casi e pienamente soddisfatta nel 36,1 per cento.

Soddisfatti dei rapporti con gli altri studenti, la maggioranza (53,5%) lo è ‘più si che no’ con i docenti, così come ‘più si che no’ sono i giudizi sul carico di studio degli insegnamenti rispetto alla durata del corso (47,9%).

Anche nelle lauree magistrali la maggioranza (67,7%) si iscriverebbe di nuovo allo stesso corso nelle stesso Ateneo e il 37,3% intende proseguire gli studi con un master o altro corso di perfezionamento, mentre il 13,5% con il dottorato di ricerca.

Per quanto riguarda il lavoro, anche in questo caso l’aspetto più rilevante (80,3%) è considerato quello dell’acquisizione di professionalità seguito (72,9%) dalla stabilità/sicurezza del posto di lavoro.

La maggioranza (80,7%) è interessata a un lavoro nel pubblico e in questo caso solo il 20,6% a un lavoro privato. Il lavoro più ambito è quello a tempo pieno (89,3%) e anche per i laureati magistrali il tipo di contratto preferito sarebbe quello (84,6%) a tutele crescenti.

I laureati magistrali sono, infine, meno disponibili dei laureati triennali a effettuare trasferte di lavoro anche con cambio di residenza (34,7%), ma l’area dello Stivale più ambita resta il Nord (41,9%), seguita sempre dal Centro (34,4%) e in coda resta il Sud (22,6%), con differenze tuttavia meno marcate di quelle rilevate tra i laureati triennali.

Simone Gussoni

Fonte: Fnopi, AlmaLaurea

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