Circa 1 bambino su 2 nato gravemente pretermine è a rischio di sviluppare un disturbo del neurosviluppo anche lieve
Circa 1 bambino su 2 nato gravemente pretermine è a rischio di sviluppare un disturbo del neurosviluppo anche lieve.
È a rischio cioè di problemi cognitivi ed emotivi, come disturbi dell’apprendimento, deficit delle funzioni esecutive e dell’attenzione, iperattività e problematiche emotive in età scolare. Lo evidenzia la Sinpia, Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, in occasione della Giornata Mondiale della Prematurità del 17 novembre.
Sinpia ricorda che ogni anno nel mondo 15 milioni di bambini (più di uno ogni 10 nati) nascono prematuri, ossia prima delle 37 settimane di età gestazionale.
L’incidenza è in aumento in quasi tutte le nazioni: in Italia ogni anno nascono oltre 30.000 neonati prematuri, pari al 7% delle nascite. Le difficoltà che possono insorgere con la nascita pretermine non si limitano ai primi anni di vita del bambino, ma possono evidenziarsi anche successivamente, in età scolare per esempio, soprattutto nei nati estremamente pretermine. Secondo la Società scientifica, nei bimbi gravemente prematuri in età scolare ad esempio i punteggi di Qi anche se nei limiti della norma, possono essere mediamente inferiori di circa 11-15 punti standard rispetto a quelli nati a termine di pari età. Interventi precoci e follow up, cioè controlli scanditi nel tempo, sono fondamentali per diminuire il rischio.
Il follow up per essere davvero efficace dovrebbe arrivare almeno fino ai 6 anni e, a fianco delle componenti mediche classiche, nutrizionali, respiratorie, prevedere una parte rilevante relativa al neurosviluppo.
“I neuropsichiatri infantili, in collaborazione con i neonatologi e i pediatri – conclude Antonella Costantino, Past President Sinpia – seguono lo sviluppo dei bambini nati pretermine nei servizi di Follow-up neonatale, garantendo controlli periodici per l’individuazione dei segni precoci di sviluppo atipico. Hanno poi un ruolo essenziale nel fornire ai genitori indicazioni sulla gestione del bambino nato pretermine, sulle strategie per la promozione del suo sviluppo neuropsichico e per la riduzione dello stress conseguente alla nascita pretermine e per l’attivazione e il coordinamento degli interventi abilitativi precoci nelle situazioni a rischio o in cui sia già presente un disturbo del neurosviluppo”.
Le cure e il sostegno alla famiglia del neonato pretermine non possono terminare al momento della dimissione dall’ospedale, ma devono necessariamente continuare nel tempo, almeno fino ai 6 anni di vita. È quanto consiglia la Società Italiana di Neonatologia (SIN) nel nuovo manuale scientifico e operativo sull’assistenza dei bambini nati prima della 32a settimana di gravidanza. Il volume è intitolato “Il Follow-Up del neonato pretermine. I primi sei anni di vita”.
I nati pretermine possono presentare problemi di sviluppo e neuropsichiatrici, con conseguenze che in alcuni casi possono proseguire nella crescita. Questi possono essere ridotti o evitati grazie alla precoce identificazione di anomalie di sviluppo e a interventi precoci individualizzati. A causa principalmente della mancanza di risorse umane e professionali, però, sono ancora pochi i servizi che riescono ad effettuare la prosecuzione delle cure dopo la dimissione dalla Terapia Intensiva Neonatale (Tin) fino all’ingresso del bambino a scuola.
Il manuale, frutto della collaborazione con i professionisti della Società Italiana di Neuropsichiatria Infantile e dell’Istituto Superiore di Sanità e l’Associazione dei Genitori Vivere Onlus, mira a migliorare i servizi di follow-up, uniformare le modalità di valutazione e di intervento, fornendo strumenti condivisi per la valutazione dello sviluppo dei neonati pretermine, basati sulle evidenze più recenti. Il volume sarà presentato il 9 novembre, presso la Clinica Mangiagalli di Milano in un incontro in vista della Giornata Mondiale della Prematurità, che si celebra il 17 novembre.
Redazione NurseTimes
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