Il segretario regionale e territoriale di Catania, Calogero Coniglio, interviene sui ripetuti episodi di violenza negli ospedali etnei.
“Se non ci fosse stato il poliziotto, chissà come sarebbe finita, a conferma che serve il posto di polizia fisso come da noi sempre sostenuto”. È quanto dichiara Calogero Coniglio, segretario regionale della Fsi-Usae Sicilia, a seguito dell’ultimo caso di aggressione registrato all’ospedale “Vittorio Emanuele” di Catania e della decisione del ministro della Salute, Giulia Grillo, di inasprire le pene.
“Bene l’intervento del ministro sull’inasprimento delle pene per le violenze a infermieri e medici – prosegue Coniglio –, ma parlare di rafforzare la sorveglianza è stato sostanzialmente quello che si è fatto in questi ultimi 5 anni. solo che non ha dato i risultati che ci aspettavamo. Vanno rivisti i piani di sicurezza di tutte le 18 aziende sanitarie siciliane, perché sono stati fallimentari. Al ministro ricordiamo che già in Parlamento è stato presentato e giace un disegno di legge nato da 72 denunce di aggressioni negli ospedali siciliani, avanzate da questo sindacato negli ultimi 5 anni, dossier già inviato sia al ministero della salute sia al ministero dell’Interno.
“Il disegno di legge è il n. 2908 del 21 settembre 2017, ‘Disposizioni per garantire la sicurezza, l’ordine pubblico e l’incolumità di cittadini e operatori sanitari presso le strutture ospedaliere e i presidi ambulatoriali di guardia medica’, su iniziativa del 16 senatori. Al ministro facciamo presente che le iniziative di protesta della Fsi-Usae sulla mancanza di sicurezza del personale sanitario nelle strutture sanitarie siciliane sono state denunciate più volte a procure, questure, prefetture, assessorato regionale alla Salute e a sindaci. Senza risposte.
Il disegno di legge tratta di disposizioni che mirano a garantire la sicurezza, l’ordine pubblico e l’incolumità di cittadini e operatori sanitari nelle strutture ospedaliere. Un provvedimento necessario dopo le gravi aggressioni avvenute negli ultimi mesi nei pronto soccorso etnei. Quelli che hanno fatto traboccare il vaso sono stati due casi gravissimi. Basta ricordare il caso di un medico aggredito la notte di San Silvestro presso il pronto soccorso dell’ospedale “Vittorio Emanuele” perché si era rifiutato di fornire il nome di una ricoverata che aveva avuto un incidente con la moglie di uno degli aggressori. E, da ultimo, nella notte del 18 settembre 2017, il caso di una donna, medico di guardia in servizio a Trecastagni, stuprata da un giovane.
Sul disegno di legge sono elencate le nostre denunce nei vari presidi ospedalieri siciliani: circa 63 aggressioni, di cui 12 nel 2015, 14 nel 2016 e 15 nel 2017. Aggiungendo quelle del 2018, è stata una carneficina. Inoltre le conseguenze di questi episodi si ripercuotono, inevitabilmente, sul senso di sicurezza dei cittadini, che proprio presso le strutture ospedaliere chiedono di essere protetti e al sicuro. Ci si trova dunque di fronte a un aumento di violenze difficilmente arrestabile in forma autonoma, per cui non è rinviabile l’adozione di valide soluzioni volte ad assicurare la sicurezza di chi opera per la salute (medici, infermieri e così via) dei cittadini italiani e per la sicurezza dei cittadini stessi.
Oggi, i presidi di polizia all’interno delle strutture ospedaliere dipendono dalle questure territoriali e sono attivati su richiesta delle amministrazioni per ragioni di sicurezza e di opportunità debitamente motivate, ove le risorse di personale e di organizzazione lo consentano. Oltre a chiedere l’istituzione immediata dei posti di polizia fissi, questa segreteria regionale chiede un incontro urgente al ministro Grillo per informarla sulla situazione della sanità siciliana e sui retroscena che forse non conosce, per darle degli spunti, per fornirle il nostro contributo, se gradito, in modo da arrestare questo fenomeno indecente e inaccettabile nei luoghi di cura”.
Redazione Nurse Times
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