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Massimo Randolfi

Frattura del pene o Bent nail syndrome

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La frattura del pene è un evento molto doloroso, che può causare importanti emorragie e che necessita di un intervento chirurgico riparativo entro le 48/72 ore. Se non trattato, può portare ad un incurvamento dell’organo e/o a disfunzione erettile. Con determinati accorgimenti e ‘modulando’ il proprio coinvolgimento passionale, si può prevenire.

Tralasciando gli inevitabili doppi sensi, i sorrisi e la neanche tanto velata ilarità cui il titolo di questo articolo si presta, questo dolorosissimo infortunio noto come ‘frattura del pene’ o “Bent nail syndrome” (Sindrome del chiodo piegato) è qualcosa che può realmente capitare ed è piuttosto serio.

Ne sa qualcosa un 32enne di New Dehli, in India, ricoverato d’urgenza pochi giorni fa per un’emorragia interna (VEDI): durante un amplesso piuttosto focoso ed energico, il giovane ha riferito di aver sentito una specie di ‘schiocco’, dopodiché un immane dolore al pene lo ha letteralmente piegato in due. La corsa all’ospedale è stata celere e l’uomo vi è arrivato con l’organo completamente nero e con ‘una strana piega’.

Triagiato come codice rosso, lo sfortunato amatore è stato operato d’urgenza per via della copiosa emorragia interna che rischiava di metterlo in serio pericolo di vita.

Nel 2013 è capitato anche ad un altro 32enne (età a rischio…?), stavolta a Chioggia, in provincia di Venezia, che al culmine del suo rapporto sessuale ha avvertito anche lui un forte dolore e ha visto diffondersi nel suo perineo un largo e terrorizzante ematoma. Eseguita un’ecografia e una risonanza magnetica, il giovane è stato poi operato con successo.

Così affermava nel 2013 il prof. Giuseppe Tuccitto, direttore della divisione di urologia dell’ospedale veneto che ha effettuato l’intervento, intervistato da Panorama (VEDI): “Il recupero della piena funzionalità del pene si gioca sulla tempistica: prima si arriva in ospedale, nonostante il comprensibile imbarazzo, prima si agisce. In questi casi, l’intervento va fatto entro le 48-72 ore dal trauma. Importante è poi seguire un riposo cautelativo nelle due, tre settimane successive, senza rapporti sessuali, anche perché le prime erezioni sono dolorose. Solitamente poniamo il paziente in trattamento farmacologico per evitare le erezioni notturne nel periodo immediatamente successivo all’intervento”.

Ma analizziamo meglio questo pericoloso e doloroso infortunio, col fine di prevenirlo e di evitare delle complicanze potenzialmente importanti.

La frattura della tonaca albuginea dei corpi cavernosi del pene, ovvero quei tessuti che ‘riempiti’ di sangue determinano l’erezione, è un evento traumatico piuttosto doloroso dell’organo genitale maschile. Poco descritto in letteratura, ma non così raro, può avvenire in qualsiasi punto dell’asta (generalmente alla base) del pene e provoca solitamente un’abbondante fuoriuscita di sangue, che si diffonde nei tessuti sottocutanei circostanti.  A causarla è solitamente un’improvvisa, violenta ed innaturale flessione dell’organo sul proprio asse durante la fase di erezione: ciò, ad esempio, può verificarsi piegando forzatamente il sesso durante la masturbazione manuale oppure durante un rapporto molto (troppo) intenso, dove fuoriuscendo e ‘provando’ a rientrare violentemente in vagina il pene si ritrova a sbattere contro la sinfisi pubica o la zona perineale della partner. Se non trattata (chirurgicamente), oltre al rischio emorragico, la ‘frattura’ può portare nel tempo ad un incurvamento del pene e/o a disfunzione erettile.

Aggiungo che la frattura può derivare non solo da un atto sessuale, ma anche da altre pratiche, diciamo fantasiose, che alcuni adottano. Mi è capitato un settantenne che voleva procurarsi l’erezione con il bocchettone dell’aspirapolvere e si è lacerato il pene. In quel caso, consiglierei prudenza. Anche se poi anche per quell’anziano non c’è stata nessuna difficoltà a operare e rimetterlo in forze”, afferma il prof. Tuccitto.

Basta quindi utilizzare ‘cautela’ nei nostri rapporti e gestire con ‘parsimonia’ la nostra passione? Sembra di no, sono comunque necessari altri accorgimenti. Uno studio pubblicato su Advances in Urology, ad esempio, suggerisce di fare molta attenzione a determinate posizioni durante l’amplesso, soprattutto a quelle che non prevedono il totale controllo del movimento da parte dell’uomo e che sarebbero responsabili del 50% delle ‘fratture’: la posizione dell’Amazzone, ad esempio, dove la donna è a cavalcioni sul ventre maschile, è potenzialmente pericolosa in quanto lei non è in grado di accorgersi di una penetrazione sbagliata o di un movimento falso… in tempo. Così, complice il peso del suo corpo, potrebbe causare suo malgrado la rottura peniena.

Per concludere: la passione in un rapporto sessuale è senza dubbio una componente fondamentale. Non contaminarla con eccessi violenti, però, è di vitale importanza per prevenire delle dolorosissime… rotture.

Alessio Biondino

Fonti: Panorama.it, IlGiornale.it, Liberoquotidiano.it

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