Il presidente Nino Cartabellotta punta il dito su quattro criticità: i nomenclatori della specialistica e della protesica sono privi di tariffari; non sono disponibili reti e registri regionali delle malattie rare; è rimandato agli accordi Stato – Regioni l’intesa per definire i criteri uniformi per l’erogazione delle prestazioni; manca un metodo esplicito per l’aggiornamento delle prestazioni
BOLOGNA – A parole è annunciato come traguardo storico, nei fatti ha più di un falla che rischia di farlo diventare l’ennesima promessa non mantenuta in sanità. I nuovi Lea (livelli essenziali di assistenza) entrati in vigore, dopo la firma del Decreto del Presidente del Consiglio, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il 18 marzo scorso, si presentano con più di una criticità che rischiano di depotenziarli, se non addirittura di renderli contenitori vuoti.
A fare le pulci ai nuovi Lea è la Fondazione Gimbe che il Decreto del Presidente del Consiglio lo ha scandagliato in ogni minimo particolare scoprendo almeno quattro falle clamorose. Se i nomenclatori specialistica ambulatoriale e protesica sono il cavallo di battaglia dei nuovi Lea risulta, allora va detto che lo stesso risulta visibilmente “azzoppato” perché i nomenclatori sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale senza le corrispondenti tariffe. “La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dei nomenclatori “orfani di tariffe – commenta Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – configura un paradosso normativo ratificato dal comma 5 dell’articolo 64: infatti, se vero è che il DPCM sui nuovi Lea sostituisce integralmente il precedente DPCM 29 novembre 2001, di fatto i nomenclatori tariffari in vigore saranno abrogati solo quando sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto di cui sopra. Considerato che sono ancora in atto le consultazioni con varie categorie di stakeholder per la definizione delle tariffe delle prestazioni – precisa Cartabellotta – i tempi necessari per l’entrata in vigore dei nuovi nomenclatori della specialistica ambulatoriale e della protesica sono totalmente imprevedibili”.
La seconda falla è costituita dalla mancata disponibilità di reti e registri regionali per le malattie rare. Nei nuovi Lea l’elenco delle stesse è stato ampliato oltre 110 nuove entità tra singole malattie rare e gruppi di malattie, ma le disposizioni entreranno in vigore 180 giorni dopo la pubblicazione del Decreto. “A Regioni e Provincie autonome – si chiede Cartabellotta – basteranno sei mesi per adeguare le reti regionali per le malattie rare con l’individuazione dei relativi presidi e registri regionali? Ma soprattutto, quali azioni sono previste per tutelare i pazienti con malattie rare nelle regioni inadempienti?”.
La terza criticità è riferita alla modalità dell’erogazione delle prestazioni, visto che che l’individuazione di criteri uniformi è rinviata agli accordi sanciti nella Conferenza Stato-Regioni-Province autonome. “La standardizzazione su tutto il territorio nazionale dei criteri di erogazione delle prestazioni dei nuovi LEA (dispositivi monouso, assistenza protesica, assistenza ambulatoriale, percorsi assistenziali integrati, etc.) viene ancora una volta rimandata ad atti successivi le cui tempistiche non sono definite dal DPCM” evidenzia il presidente della Fondazione Gimbe.
L’ultimo tassello di questo mosaico al contrario è rappresentato dai ritardi della Commissione nazionale per l’aggiornamento dei Lea e la promozione dell’appropriatezza nel servizio sanitario nazionale, nel formulare una prima proposta di revisione: bisogna completarla entro il 28 febbraio per formalizzarla il 15 marzo. Scadenze completamente disattese, sottolinea Cartabellotta che ricorda come più volte “abbiamo rilevato anche in sedi istituzionali che l’assenza di una metodologia esplicita per l’inserimento/esclusione delle prestazioni dei Lea rappresenta il tallone d’Achille del DPCM: infatti, tale carenza rende estremamente complesso effettuare l’aggiornamento annuale delle prestazioni in un contesto caratterizzato da risorse limitate, continuo turnover tecnologico e necessità di mantenere ampio consenso professionale e sociale”.
Agli annunci, rilancia il presidente della Fondazione Gimbe, dovrebbero seguire i fatti: “Governo e Regioni – ammonisce Cartabellotta – devono definire una precisa tabella di marcia per fornire certezze a cittadini e pazienti sulla reale fruibilità dei nuovi Lea in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale. Infatti, rimandando ad atti successivi numerosi aspetti applicativi, il DPCM li affida ad una tanto leale quanto utopistica collaborazione Stato-Regioni: secondo la storia recente, infatti, quando si entra nel merito delle risorse in sanità, assistiamo impotenti ad un acceso conflitto istituzionale che si ripercuote, oltre che su aziende e professionisti sanitari, su cittadini, pazienti e famiglie, soprattutto sulle categorie economicamente e socialmente più deboli”
Salvatore Petrarolo
Foto: web
Lascia un commento