Da noi intervistato, ha detto: “Porterò il mio contributo alla causa della professione che esercito con orgoglio da ben 33 anni”.
Prestigioso traguardo raggiunto dal dottor Giuseppe Mangiacotti, infermiere che da venerdì è il nuovo presidente della Provincia di Foggia. In realtà potrebbe trattarsi di un incarico temporaneo, come lui stesso, da noi contattato, tiene a precisare: “Il presidente uscente Nicola Gatta, ha intenzione di candidarsi in Parlamento, e pertanto si è dimesso dalla carica di presidente della Provincia nel termine di sette giorni dallo scioglimento delle Camere, così come previsto dal Tuel (Testo unico degli enti locali). Ora deve decidere se confermare tale decisione oppure rientrare. Intanto subentro io, che ero già vicepreseidente. Se Gatta non rientra, bisogna ricorrere a nuove elezioni tra 90 giorni. In tal caso resterò in carica fino a inizio novembre”.
Mangiacotti, 57 anni, è di ruolo all’Asl Foggia dal 2018 e lavora al Centro Igiene Mentale di San Giovanni Rotondo. In precedenza aveva prestato servizio per circa 27 anni alla Casa Sollievo della Sofferenza. Consulente del lavoro e mediatore conciliatore, esperto in processi formativi e del fenomeno mobbing, ha alle spalle anche una lunga militanza in ambito sindacale. Di recente ha lasciato la guida della Fials provinciale ed è diventato dirigente di Cisl Fp Foggia.
In qualità di nuovo presidente della Provincia, non si tira indietro quando si parla di portare avanti eventuali istanze del mondo infermieristico: “La delega in campo sanitario ce l’ha la Regione, non la Provincia. Tuttavia, nella mia nuova veste, intendo portare il mio contributo alla causa degli infermieri, qualora se ne presenti la necessità. Del resto, io sono orgoglioso di essere un infermiere da ben 33 anni”.
Oltre alla lunga esperienza maturata come professionista della sanità, Mangiacotti vanta anche trascorsi politici e in passato è stato vicino a diventare sindaco di San Giovanni Rotondo. Questa, in sintesi, la sua idea di politica: “La politica non la fa la professione, ma la fanno la passione e l’impegno. Chiunque può dare un contributo nei rispettivi ambiti di competenza. E questo vale naturalmente anche per gli infermieri in ambito sanitario, sebbene abbiano davanti una montagna da scalare, perché in Italia i ruoli più importanti sono solitamente affidati ai medici. Inoltre ritengo che per ricoprire un ruolo istituzionale non ci si possa improvvisare, ma sia necessario aver fatto ‘scuola di politica’, intesa come gavetta. Io l’ho fatta”.
Redazione Nurse Times
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