Così la presidente Mangiacavalli dopo presentazione del rapporto di la Salutequità sul nuovo sistema di garanzia dei livelli essenziali di assistenza.
“I Lea del territorio e i Lea infermieristici sono una necessità assoluta dettata dalla nuova organizzazione dell’assistenza nata con il Pnrr e il cosiddetto DM 71”. Non ha dubbi Barbara Mangiacavalli, presidente Fnopi, intervenuta alla tavola rotonda dell’evento di presentazione del rapporto “Analisi del nuovo sistema di garanzia dei Lea” di Saluequità, laboratorio italiano per l’analisi, l’innovazione e il cambiamento delle politiche sanitarie e sociali.
Una necessità che la presidente lega, ad esempio, alla nascita dell’infermiere di famiglia di comunità, che va inserito nel contesto dei Lea territoriali distrettuali, ridisegnando anche gli assetti organizzativi del sistema: “La Federazione che rappresento ha sempre visto e letto il tema della infermieristica di famiglia e comunità, strettamente legato alle indicazioni che arrivano dall’Oms e dall’Ue e ai Lea distrettuali e territoriali, col preciso significato di dare forza alla rete territoriale esistente”.
Aggiunge Mangiacavalli: “I Lea sono una realtà importante per il Ssn, e ora indubbiamente c’è la parte più difficile: quella di essere certi che siano davvero garantiti a tutti e ovunque. Un impegno importante per le istituzioni e le stesse Regioni che li devono applicare. Una speranza per quei professionisti che ogni giorno hanno fatto di tutto per farli rispettare, nonostante le difficoltà di un Servizio sanitario concentrato per decine di anni più sulla spesa che sui risultati della sua mission. I nuovi Lea devono offrire ampia attenzione al territorio come luogo in cui si svolge l’evoluzione epidemiologica, che ha consentito i miglioramenti dal punto di vista della salute e della lunghezza e qualità della vita: tutto ciò che rappresenta il futuro del modello di sanità che si dovrà assicurare a tutti. Ma per rendere esecutivo tutto questo è necessario un recupero e un’integrazione di professionalità”.
E ancora: “L’infermiere svolge un ruolo fondamentale nella sorveglianza e nella prevenzione delle malattie croniche, attraverso la promozione di stili di vita sani e i programmi organizzati di screening. È necessario potenziare il ruolo e la formazione dell’infermiere per garantire, assieme agli altri professionisti del territorio, oltre all’assistenza clinica, agli interventi preventivi di promozione della salute e delle patologie che riguardano la comunità attraverso l’educazione, all’empowerment, all’autocura e al follow-up infermieristico autonomo all’interno di piani di cura condivisi”.
In questo quadro, secondo Mangiacavalli, è anche necessario garantire un sistema efficiente ed efficace di verifica e valutazione dell’attuazione dei Lea. Perché, se si vuole che siano davvero i livelli su cui tutto il paese si posiziona, bisogna verificare che tutto sia recepito e applicato ovunque in modo omogeneo. Rispetto al vecchio sistema (Griglia Lea con 34 indicatori), però, secondo il rapporto di Salutequità illustrato dal presidente Tonino Aceti, il nuovo Sistema di garanzia dei Lea ha 12 indicatori “Core” di monitoraggio in meno, tutti approvati prima della pandemia e del Pnrr, quindi inadeguati alle attuali sfide che attendono il Ssn e i diritti dei pazienti, mettendo a rischio l’equità del sistema.
“Tra questi sono invece essenziali – spiega Aceti – gli indicatori per verificare e garantire l’attuazione e il rispetto del Decreto sugli standard dell’assistenza territoriale (DM 71), a partire dagli standard dell’infermiere di famiglia e di comunità (IFEC), all’ulteriore personale infermieristico, medico e delle altre professioni coinvolte (ad oggi nessun indicatore all’interno del NSG)”.
Redazione Nurse Times
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