Il presidente Anelli: “L’introduzione dell’indice di deprivazione sarebbe un forte segnale di attenzione, da parte della politica, verso la sostenibilità del Ssn”.
Modificare i criteri di ripartizione del Fondo sanitario nazionale, applicando l’indice di deprivazione, in modo da consentire il riequilibrio territoriale e colmare le disuguaglianze di salute. È quanto la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo) chiede da tempo, anche con diverse mozioni approvate da tutti i presidenti dei 106 Ordini territoriali riuniti nel Consiglio nazionale.
Ora tre emendamenti alla Legge di Bilancio, discussi da ieri in Commissione V alla Camera, propongono questa istanza. Si tratta del 40.26 (primo firmatario: Pagano), del 40.39 (Mugnai) e del 40.74 (Gemmato). L’emendamento Mugnai innalza sino a 40 milioni di euro l’incremento, previsto dal 2019, delle disponibilità vincolate sul Fondo e destinate al finanziamento di borse di studio per il Corso di formazione specifico in Medicina generale.
“Auspichiamo una condivisione e un’approvazione di queste misure da parte di tutte le forze politiche – è l’appello di Filippo Anelli (foto), presidente Fnomceo –. La professione medica ritiene infatti inaccettabili le disuguaglianze di salute che ancora permangono tra Nord e Sud, tra centro e periferia, tra Asl e Asl, perché tolgono anni di vita e di buona salute ai cittadini e perché vanno contro ai principi fondamentali di universalità, uguaglianza ed equità del Servizio sanitario nazionale”.
Prosegue Anelli: “L’introduzione dell’indice di deprivazione sarebbe un forte segnale di attenzione, da parte della politica, verso la sostenibilità del Ssn, già messa a dura prova dallo scarso finanziamento, dal blocco del turnover, dalla carenza di specialisti e di medici di medicina generale, dai tagli ai servizi e, non ultimo, dai tentativi di minare alla base il principio di solidarietà tra le Regioni. È una questione di civiltà e di giustizia, verso la quale la stessa maggioranza ha mostrato concretamente la sua sensibilità”.
Massimo Randolfi
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