Nei giorni scorsi con un tempismo sconcertante rispetto alla data di voto per il noto referendum costituzionale (che si è svolto il 04/12/2016, con la netta vittoria del NO), sorprendentemente arriva la notizia che è stata raggiunta un’intesa quadro sul rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione
Detto accordo arriva dopo un blocco di sette anni dei rinnovi contrattuali legiferato e confermato nelle leggi di stabilità di tutti i governi che da allora (IV governo Berlusconi) si sono succeduti alla guida del paese e che lo sblocco della contrattazione non viene per volontà dell’attuale governo (dimissionario) che anzi ne aveva previsto un’ulteriore proroga, ma viene imposto da una sentenza della Corte Costituzionale (sentenza 178/2015) che dichiarava incostituzionale detto blocco ma che per supremi interessi finanziari dello stato ne negava la retroattività.
Appare quindi abbastanza chiaro a tutti che questo accordo quadro è solamente un primissimo passo per arrivare alla stipula di un nuovo CCNL e che ancora mancano dei passaggi fondamentali. Spacciare questa firma come un chissà quale risultato raggiunto da tutte le parti in causa mi sembra francamente scorretto e fuorviante.
Veniamo a quanto prevede la parte economica dell’accordo quadro.
Da quanto si apprende dalle fonti di informazione si tratta di un aumento di 85 euro medi lordi mensili a regime (vale a dire fine 2017) e naturalmente degli arretrati dal 2015 al momento della firma definitiva non se ne parla nemmeno (almeno per ora).
Questo il quadro generale per tutto il pubblico impiego che già appare alquanto miserevole con un recupero salariale a conti fatti del tutto irrisorio sopratutto considerando la vacanza di ben sette anni, in cui la crisi ha inciso profondamente sui salari dei dipendenti pubblici.
Una misera mancetta che non si discosta di molto dalle voci fatte circolare nel passato e che hanno scatenato l’ira dei dipendenti pubblici (allora si parlava di massimo 20 euro netti).
Al momento del blocco della contrattazione avevamo un arretrato del rinnovo della parte economica del nostro contratto di più di due anni e di conseguenza arriviamo almeno a 9 anni di vacanza contrattuale
Inoltre per quello che ci riguarda più da vicino dobbiamo inserire nel quadro di insieme il famoso comma 566 ed il recente accordo nella conferenza stato regioni sulle competenze avanzate e sulla nuova progressione della professione infermieristica che si traduce finalmente in un più che mai opportuno e necessario riconoscimento delle nostre capacità e della nostra autonomia decisionale e gestionale.
Avremo quindi maggiori responsabilità e maggiore impegno nella gestione dei pazienti e del nostro lavoro sia in ospedale che nel territorio ma a parte una giusta e gratificante (…ed aggiungerei benvenuta e necessaria finalmente gloria) dal punto di vista economico sempre questi quattro spicci ci aspettano e questo non può essere perchè vedere finalmente riconosciute da una parte le nostre competenze e contemporaneamente vedere mortificato il riconoscimento economico e quindi sociale di queste equivale nei fatti a disconoscerle nuovamente.
Noi infermieri non possiamo certamente essere contenti di quanto finora emerso, ma dobbiamo anche dire che al momento la partita non è ancora chiusa e finchè il nuovo contratto non sarà definitivamente firmato abbiamo ancora qualche spazio di manovra.
Per il futuro dovremo conquistarci necessariamente uno spazio di contrattazione autonoma al di fuori del comparto solamente così potremo avere in futuro contratti di lavoro adeguati alla nostra professione, non a caso i medici hanno perseguito questa strada già molto tempo fa con risultati a tutti evidenti.
L’obiettivo a lungo termine di uscire dal comparto per avere uno spazio contrattuale autonomo che comunque dobbiamo assolutamente perseguire, direi che nell’immediato di questa tornata contrattuale dobbiamo cercare di ottenere maggiori riconoscimenti economici legandoli sopratutto agli outcome, alle competenze avanzate in modo da scorrere verso l’alto i livelli retributivi (progressione verticale) perchè al momento sembrerebbe l’unica strada percorribile per poter strappare un giusto riconoscimento economico.
Detto questo, ora, la partita è nelle nostre mani e dobbiamo fin da subito iniziare a far pressione su tutti i sindacati sia confederali che autonomi e/o professionali affinchè questi concetti possano diventare realtà… e se necessario fare pressioni su tutti gli attori istituzionali.
Per ottenere il risultato sperato abbiamo la necessità di essere uniti e pronti anche ad affrontare momenti di scontro, anche duro.
Per questo motivo dobbiamo fin da subito iniziare a mettere da parte ogni possibile divisione o contrapposizione al nostro interno ed iniziare almeno su questi punti che sono di comune interesse, perseguendo la massima unità di intenti creando un fronte granitico ed inamovibile.
BASTA UMILIANTI MANCETTE
BASTA CON STIPENDI INADEGUATI
BASTA CON IL DEMANSIONAMENTO
INFERMIERI D’ITALIA UNIAMOCI
UN FUTURO MIGLIORE E’ POSSIBILE
Angelo De Angelis
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