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Finti malati, veri sciacalli: inchiodati dalle super telecamere i ladri del San Martino di Genova

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Finti malati, ma veri sciacalli: inchiodati dalle super telecamere i ladri del San Martino di Genova
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C’è chi legge un romanzo mentre sulla sedia a rotelle attende i raggi alla caviglia, chi sfoglia una rivista di cronaca rosa, chi scrive nervosamente con il telefonino e chi semplicemente, stanco e provato dalla giornata, crolla e si addormenta sulla barella. Sala d’attesa del Pronto soccorso del Policlinico San Martino di Genova, un pomeriggio di fine settembre.

È uno di quei giorni di affollamento al San Martino, con tanti pazienti in attesa della visita. Il predone entra con l’inganno nell’area riservata a pazienti, barellieri e personale sanitario. Agli infermieri del Triage a cui deve spiegare perché si sta facendo visitare racconta di avere un problema allo stomaco. Ma è tutta una scusa.

Nel Pronto soccorso lui è lì per rubare, non per farsi curare. Maglia rossa, felpa azzurra dell’Italia in vita si muove con circospezione, sceglie i pazienti più fragile e stanchi e fa sparire loro orologi, spiccioli o borselli. Sembra un prestigiatore per la capacità con cui fa scomparire una mazzetta di banconote dal portafoglio di un anziano.

Poche ore dopo, siamo nel cuore della notte, altro predone in azione. Anche lui finge un malore, anche lui è al San Martino solo per rubare. Questa volta la vittima è una suora, ricoverata per un lieve malessere. Il ladro, maglia bianca e tuta nera, corporatura robusta, si avvicina, finge di cercare qualcuno sulla barella.

Quindi attende l’attimo giusto per entrare in azione. Che arriva di lì a dopo, quando la religiosa va in bagno. Il malvivente arraffa il bottino e si dilegua. La suora, quando rientra, cerca disperatamente la sua borsa, che non c’è più.

Entrambi gli sciacalli non la faranno franca, però. Saranno poco dopo denunciati dagli agenti del posto di polizia dell’ospedale. Perché agivano senza sapere di essere ripresi da un super sistema di sorveglianza che è stato recentemente installato nella principale struttura di primo soccorso della Liguria.

Il Pronto soccorso del San Martino, infatti, ha da poche settimane 32 nuove telecamere ad altissima definizione che riprendono quello che accade tra le corsie. Sono state installate proprio alla luce del boom di furti che nei mesi scorsi si era registrato nell’ospedale genovese e che aveva destato un certo allarme.

Ora, con questi “occhi”, è pressoché impossibile riuscire a farla franca. E non è un caso che dall’installazione del super impianto siano stati già pizzicati e denunciati almeno cinque falsi pazienti che avevano compiuto furti ai degenti ricoverati nell’area medica. La regia delle 32 telecamere, che nelle prossime settimane saliranno di due unità per arrivare a una copertura completa del Pronto soccorso, si trova nell’area informatica e tecnologica del San Martino, diretta dall’ingegnere Nicola Rosso.

È qui che le immagini registrate nelle sale del Pronto soccorso vengono elaborare e permettono in pochi istanti di risolvere il caso e scoprire il ladro. In tutti e cinque i casi risolti, gli sciacalli sono stati fermati dagli agenti proprio all’uscita dell’ospedale.

“Si è ritenuto necessario installare questo servizio di sorveglianza – spiega Eleonora Arboscello, dell’Unità operativa compressa di accettazione e d’urgenza del Pronto soccorso del San Martino – per garantire la massima sicurezza dei pazienti che sono in visita da noi. Spesso abbiamo assistito a furti, anche di piccoli oggetti, che magari per le persone hanno però un grande valore affettivo”.

Le telecamere servono per individuare l’autore del furto ma anche e soprattutto scoraggiare eventuali aggressioni ai danni di medici e infermieri: «Anche gli operatori – prosegue Arboscello -, con queste telecamere, sanno di poter lavorare con maggiore tranquillità. Telecamere e posto fisso sono ottime per dare una maggiore percezione di sicurezza, specialmente durante il servizio notturno”.

Stefano Calizzano, infermiere del Pronto soccorso del San Martino è il punto di raccordo tra i problemi di sicurezza e gli agenti del posto di polizia. “In questo modo – dice – riusciamo a coprire tutta l’area della struttura e garantire la maggior sicurezza possibile sia per i pazienti che gli operatori”.

Redazione Nurse Times

Fonte: Il Secolo XIX

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