L’emorragia di infermieri italiani in cerca di migliori stipendi e condizioni di lavoro sta diventando un’emergenza nazionale che nessuno vuole risolvere
Il problema degli infermieri italiani che lasciano il paese alla ricerca di stipendi e condizioni di lavoro più favorevoli è da tempo al centro dell’attenzione. L’emorragia di professionisti del settore sanitario, soprattutto verso la Svizzera, sta preoccupando le autorità, che da mesi lancia l’allarme affinché vengano adottate misure concrete per arginare questa tendenza.
Per risolvere questa sfida crescente, le istituzioni lombarde in collaborazione con il Governo italiano stanno attualmente lavorando a un sistema di indennizzi, rivolto soprattutto agli infermieri che vivono nelle zone di confine. L’obiettivo è creare un incentivo sufficiente per trattenere i professionisti all’interno del paese.
Recentemente, la questione ha guadagnato nuovamente la ribalta mediatica nazionale, con “La Repubblica” che ha dedicato spazio all’argomento. In particolare, l’intervista al dott. Francesco Citti un giovane infermiere residente a Clivio, in provincia di Varese, ha evidenziato la portata della situazione.
Il 25enne ha condiviso il suo punto di vista da frontaliere, sottolineando le ragioni dietro la sua scelta di trasferirsi in Svizzera.
L’infermiere ha dipinto un quadro allettante delle opportunità offerte dalla Svizzera. Un ambiente di meritocrazia, un breve tragitto di 30 minuti tra casa e lavoro presso il reparto geriatria della Clinica Luganese Moncucco, la formazione coperta in tutto o in parte dal datore di lavoro, e soprattutto uno stipendio di 4.400 euro netti al mese sono i motivi che hanno guidato la sua decisione.
Secondo il 25enne, la professione dell’infermiere spesso non riceve il riconoscimento che merita in Italia. Ha sottolineato l’importanza di valutare adeguatamente il ruolo e le responsabilità degli infermieri attraverso stipendi congrui. Questo è uno dei motivi principali che lo ha spinto a cercare opportunità oltreconfine.
L’intervistato ha rivelato che molti dei suoi colleghi hanno già intrapreso lo stesso percorso. Alla Clinica Luganese Moncucco, gli infermieri italiani sono numerosi, creando una comunità lavorativa multiculturalmente ricca. Sottolineando che nella sua esperienza precedente in RSA, case per anziani e assistenza domiciliare, la presenza di frontalieri raggiungeva anche il 90% dei dipendenti.
Ha rivelato una prospettiva interessante: una volta trasferiti in Svizzera, gli infermieri possono sperimentare il riconoscimento delle loro competenze e la possibilità di lavorare nel campo in cui si sono specializzati. Questo rafforza la loro decisione di non tornare a lavorare in Italia.
L’emigrazione degli infermieri italiani verso la Svizzera è quindi una tendenza in crescita che non accenna a fermarsi neanche con gli incentivi come l’introduzione dell’indennità di confine.
Resta sempre aperta e irrisolta la questione più ampia della valorizzazione delle professioni sanitarie, in particolare quella Infermieristica, e dell’attrattiva delle opportunità di lavoro nel paese.
Redazione NurseTimes
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