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FIALS/conf.sal- Bergamo: “immeritatamente si esalta l’eccellenza del Sistema Sanitario Pubblico”

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FIALS/conf.sal- Bergamo: "immeritatamente si esalta l’eccellenza del Sistema Sanitario Pubblico"
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Riceviamo e pubblichiamo la lettera del Segretario Responsabile FIALS/conf.sal- Bergamo Alfredo De Marchi al papa e alle autorità.

                                                            “Il Re è Nudo”

La presente nota non deve significare di critica ( semmai costruttiva) in un momento in cui serve unità e coesione, e tanto meno essa vuole accentuare il clima di speranzosa angoscia che coinvolge ognuno di noi, ma ha lo scopo di rivolgere un amareggiato appello alle massime Autorità a Sua Santità, a S.E. il Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio e ed il Ministro della Sanità in pectore, nonché le parti Sociali affinché prendano atto della grave e drammatica situazione  conseguenti alla scelta di “Aziendalizzare” e smantellare progressivamente  il S.S.N. attraverso i pesanti tagli economici e ridimensionamento dei posti letto, dei servizi e del personale nelle strutture Pubbliche .

Il Coronavirus ha purtroppo messo in evidenza il fallimento di molte teorie e motivazioni sostenute da alcuni partiti che impropriamente e immeritatamente esaltavano l’eccellenza del sistema Sanitario Pubblico erogato nel nostro Paese pur essendo stato ridotto all’osso. Un sistema sanitario (tranne alcune Regioni) che di fronte a questa epidemia ha evidenziato, tutte le sue lacune organizzative attenuate dall’enorme ed eroico sforzo profuso dal personale Medico, Infermieristico, O.S.S, Tecnici, Amministrativi e Personale di varie qualifiche.

Tutti in prima linea a combattere un nemico invisibile con un esiguo esercito dotato di mezzi insufficienti e generali incompetenti.

Desta preoccupazione la tragicità di quanto stia accadendo Principalmente a Bergamo e nella Regione Lombardia, tradizionalmente considerata la più virtuosa a livello Nazionale.

In qualità di Segretario responsabile della Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità di Bergamo, lo scrivente Alfredo De Marchi, memore della sua quarantennale esperienza nel mondo della Sanità Pubblica, non può esimersi di esprimere pubblicamente alcune considerazioni in merito alla catastrofe che stiamo vivendo in Provincia di Bergamo, come contributo nell’aiuto nell’individuare le lacune emerse e trovare i rimedi necessari per recuperare gli errori e onorare le numerose vittime incolpevoli  ed evitarne altre per il futuro.

Il vivace dibattito in corso tra i massimi esponenti istituzionali e le forze politiche di governo e di opposizione, certamente non è la strada migliore per uscire da questa grave situazione, ma scuote l’opinione pubblica nel constatare inadempienze, ritardi ed errori fin qui commessi che potrebbero avere accentuato in maniera diretta e indiretta la diffusione epidermica che ha colpito numerosi cittadini e operatori sanitari.

Questa mia istanza non vuole assolvere o condannare nessuno ma evidenziare la necessità di mettere in luce alcuni errori ed evitare il ripetersi nel futuro.  

Questo tragico Tsunami desta preoccupazione e sconforto i circa 10.500 decessi e dei numerosissimi contagiati succeduti nella Provincia di Bergamo.  

A questo si aggiunge l’elevato numero degli ospiti delle R.S.A deceduti, manca il dato ufficiale ma, si ipotizza siano oltre i 1050.

Suscitano Inquietudine e rabbia le molteplici anomalie fin qui portate a conoscenza dell’opinione pubblica dalla stampa e dai mezzi d’informazione, c’è da sperare che ulteriori eventi funesti non siano rimasti nascosti o ricondotti ad altre cause.

Questi spiacevoli tragici eventi non sono dovuti alla fatalità, ma alle concause delle carenze strutturali, tecnologiche, assistenziali e di personale che hanno messo a nudo una la mancanza assoluta, in un Servizio Sanitario che deve essere programmato e pronto ad intervenire, con mezzi e personale adeguati in ogni momento per la salvaguardia della salute del cittadino.

Questa mia istanza non intende soffermarsi sulle responsabilità, ma non può esimersi dal ravvisare la necessità di richiedere l’istituzione di una commissione d’inchiesta istituita dal Governo Centrale, composta da esperti di Sanità, tassativamente appartenenti però alle forze dell’ordine dello Stato, per attivare e rimuovere gli errori del passato e assumere iniziative per realizzare un Servizio Sanitario Nazionale efficiente e tecnologico adeguato.  

Oggi in ogni parte della Società odierna prevale l’apparire e non l’essere, i mezzi di comunicazione TV, Stampa, Radio, Talk Show, vedono alternarsi politici che anziché essere d’esempio nella concretezza degli atti che dovrebbero promulgare per risolvere i problemi dei cittadini si beano della loro visibilità. Infatti solo adesso si sono accorti del  valore delle Professioni Sanitarie di ogni ordine e grado definendoli (giustamente, ma con sospetto opportunismo) Eroi, ma non propongono quali interventi, Governo Centrale e Regionale, intendono attuare  per ricostruire un Servizio Sanitario Nazionale a misura d’uomo per il presente e per il futuro, tenendo conto che questi eroi di oggi sono gli stessi che nel passato, i governi che si sono succeduti hanno umiliato con rinnovi contrattuali indecenti che talvolta come è successo nel passato hanno costretto buona parte a trasferirsi all’estero, Nel Nord in particolare si sono trasferite intere divisioni ospedaliere.

Oggi nonostante ciò, i pochi reduci rimasti in servizio, mettendo a rischio la propria vita e dei loro cari, con altissimo spirito di sacrificio, al limite dell’impossibile, con elevato senso di responsabilità professionale e deontologica, svolgono il proprio lavoro con scienza e coscienza cosi come il giuramento di Ippocrate impone.

Per ricostituirla non servirebbero nemmeno investimenti, ma soltanto una un intervento e un progetto che possa “Debellare ogni tipo di corruzione” nella gestione del Servizio Sanitario Nazionale Pubblico.

Le Regioni non possono essere gli organismi di Programmazione e Gestione della Sanità Pubblica ma è lo Stato e quindi il Ministero della Sanità all’interno del quale debbono fare parte gli Assessori della Sanità Regionali di comprovata esperienza Sanitaria.

Sono certo che un referendum abrogativo troverebbe il favore della popolazione per rimuovere gli effetti catastrofici originati dal processo di aziendalizzazione delle strutture Sanitarie Pubbliche per riportarla nell’alveo esclusivo dello Stato.

Allego a parte alcuni dati significativi sullo stato di salute della sanità in Italia.

 Alcuni dati significativi della Sanità in Italia: 

Secondo i dati Eurostat aggiornato nel 2017 in Italia abbiamo 3,2 posti letto ogni 1000 abitanti a fronte di una media UE di 5 posti letto ogni 1000 abitanti – la Germania 8 posti letto ogni 1000 – Bulgaria e Austria 7,5 ogni Mille abitanti.

Raffronto con il resto del Mondo:

In Italia abbiamo 3,2 posti letto ogni 1000 abitanti- in Giappone 13,1- in Corea del sud 12,3- in Russia 8,1 posti letto ogni 1000 abitanti.

Posti letto per acuti:

Siamo sotto la media UE del 3,7 ogni mille abitanti.

In Italia abbiamo il 2,6 posti letto ogni 1000 – in Bulgaria il 6,2 – in Germania il 6.

In Lituania il 5,5.

Raffronto con il resto del mondo: Il Giappone il 7,8 ogni 1000 abitanti – Corea del Sud 7,1 – in Germania 6 – in Italia il 2,6 ogni 1000 abitanti.

Preoccupante l’eseguita dei posti letto di terapia intensiva in Regione Lombardia.

Al contrario di quanto riferisce l’assessore al welfare Giulio Gallera, i posti letto di terapia intensiva in tutta la Regione Lombardia non sono 900, ma bensì, secondo i dati riportati dal sole 24 ore in data 2 marzo 2020, nelle strutture Sanitarie Pubbliche, prima del Covid 19 – erano 500 + 160 nelle strutture sanitarie private.

Questo significa che su 10.000.000 abitanti abbiamo disponibile un posto di terapia intensiva ogni 15.001 abitanti.

La tanto decantata eccellenza della Sanità Lombarda ha un dato negativo rispetto a Roma. Infatti la Regione Lazio, che certamente non brilla neanche lei per eccellenza, con 5.897.000. di abitanti dispone di 590 posti letto di terapia intensiva, 1   ogni 10.000 abitanti.

Bergamo, non solo detiene il triste primato di cittadini e operatori sanitari   deceduti o contagiati da Corona Virus, ma anche la maglia nera per posti letto di terapia intensiva rispetto al resto del mondo:

Il Papa Giovanni XXIII disponeva di 4 sale potenzialmente di terapia intensiva, ne utilizzavano soltanto 3, la rimanente era adibita a ripostiglio, all’occorrenza utilizzata come aula didattica.

Disponeva di 70 posti letto   di terapia intensiva – l’A.S.S. T Bergamo Est n.8 – A.S.S.T Bergamo Ovest 6, per complessivi 84 posti. A fronte di una popolazione di 1.115. 536 abitanti – indica un posto letto di terapia intensiva ogni 13.280 abitanti. Data la scarsità dei posti sopra evidenziati, sarei curioso di conoscere se e quante volte i pazienti bisognosi di terapia intensiva siano stati dirottati in strutture private convenzionate con il S.S.N. (doveroso precisare che queste rilevazioni sono precedenti alla pandemia in corso).

Carissimi illustri interlocutori , è questa spiace dirlo la triste realtà cui siamo avvolti  e circondati, sono certo però che  questa gravissima pandemia indurrà la parte buona della Politica ad una attenta riflessione e prendere atto che, Il cancro che affligge L’Italia e il servizio Sanitario Nazionale,  non è soltanto l’evasione Fiscale , come giustamente ha espresso Papa Francesco , e nemmeno  i barconi dei poveri disgraziati che fuggono dalla miseria e  schiavitù, ma la  nostra è soltanto

una:  

                          “QUESTIONE ESSENZIALMENTE MORALE”.

                                                                             Ossequiosi Distinti Saluti.  

                                                                               Il Segretario Responsabile   

                                                                               FIALS/conf.sal- Bergamo

                                                                                    Alfredo De Marchi.

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