Riceviamo e pubblichiamo un comunicato redatto dalla segreteria provinciale del sindacato.
Se ne parla da giorni con riferimento al pronto soccorso del “Garibaldi Centro” di Catania, ma è una realtà che riguarda anche i dipartimenti di emergenza e urgenza di altri nosocomi etnei. Molti gli accessi che rischiano di mandare in tilt i pronto soccorso, con attese spesso lunghe. Senza cadere nella tentazione delle facili esemplificazioni e di soluzioni tanto roboanti quanto frettolose, Fials Catania desidera che si esamini il fenomeno nelle sue sfaccettature, individuando così le reali cause e concrete soluzioni.
Di certo, gli aspetti sono tre: informazione, quantità, qualità. L’informazione è spesso carente: l’utenza punta a rivolgersi ai pronto soccorso anche quando avrebbe alternative. È diventata un’abitudine, quasi istintiva. Ovviamente, le alternative devono essere disponibili, raggiungibili, conosciute e riconoscibili. E già qui si entra nella quantità: i servizi a disposizione dell’utenza, compresi – ma non solo – i pronto soccorso, devono essere in congruo numero e adeguata distribuzione. Ma non basta: la qualità del servizio reso non influisce “solo” sulla salute e il benessere del singolo cittadino oggetto di cure. La qualità del servizio passa da personale esperto e adeguatamente formato a operare in un settore strategico e dall’alto livello di stress. Solo il personale adeguato può quindi garantire un funzionamento quanto più possibile fluido, spedito (per quanto consentito dalla tipologia dei casi), in grado di affrontare l’ampio spettro di casistica possibile, riducendo al minimo l’incidenza di imprevisti e sovraccarico.
Come sostenuto con forza dal segretario provinciale Fials Catania, Agata Consoli, si punti a snellire le procedure, a sbloccare gli iter amministrativi dalle farraginose lungaggini, e si proceda all’apertura delle strutture già da tempo di “imminente” inaugurazione, affidando tali strutture e quelle già in funzione al personale più adatto. Le figure già ci sono, spesso in altri reparti e servizi. Ma si pensi anche a quanti operatori siciliani della sanità fanno attualmente la fortuna delle strutture sanitarie extrasiciliane.
Quella attuale è una situazione di impasse ben più ampia di quanto i singoli casi, che via via salgono agli onori delle cronache, possano raccontare, e che riguarda molte strutture e un alto numero di assistiti. È quindi tassativo che si giunga, finalmente, a una soluzione definitiva, che possa garantire la salute pubblica con cure spedite e di qualità. È una battaglia di civiltà che in molti paiono volersi intestare, ma che spesso, troppo spesso, appare poi orfana nel fondamentale passaggio dalle parole ai fatti.
Redazione Nurse Times
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