Carenze in termini di igiene e sicurezza mettono in pericolo la salute di pazienti e personale sanitario.
«Stai attento, è in ospedale che ci si ammala». Quante volte lo abbiamo sentito dire da qualcuno. E quante volte è andata davvero così: infezioni, polmoniti, contagi. Se la saggezza popolare già lo aveva chiaro, ora un report commissionato da EBN (European Biosafety Network) evidenzia i reali rischi legati alle condizioni igienico-sanitarie degli ospedali europei, che causano seri problemi a infermieri, farmacisti, operatori sanitari e, ovviamente, pazienti. Parliamo di malattie gravi, anche mortali.
Il Parlamento europeo ha affrontato il tema a Bruxelles nei giorni scorsi, discutendo di “Prevenzione dell’esposizione a farmaci pericolosi in ambito sanitario”, alla presenza dei Paesi membri, di sindacati, datori di lavoro, associazioni professionali, Commissione Europea. Il report mette in evidenza alcune carenze in termini di igiene e condizioni lavorative in ambito oncologico, dove sono utilizzati pericolosi farmaci citotossici per il trattamento dei tumori. Il 18% degli intervistati afferma che non esistono regole stabilite per la pulizia di queste aree, il 45% non effettua il monitoraggio di routine della contaminazione e il 42% degli operatori non effettua regolari controlli medici di verifica. Tutte misure essenziali per proteggere operatori sanitari e pazienti dall’esposizione ai farmaci pericolosi: il rischio è di contrarre leucemie, tumori maligni, difetti congeniti o di subire aborti.
Al centro dell’attenzione, dunque, ci sono tarmaci citotossici, che sono anche agenti cancerogeni e altamente pericolosi per lo staff, i pazienti e gli operatori sanitari. Possono causare irritazioni gravi alla pelle e agli occhi, nausea, cefalee, vertigini. In gravidanza i pericoli sono notevoli: aborti spontanei, malformazioni congenite, basso peso alla nascita, infertilità.
“Alcuni studi dimostrano che gli infermieri esposti a farmaci citototossici hanno una doppia probabilità di contrarre tumori maligni, e che i dipendenti ospedalieri che li maneggiano hanno una probabilità tre volte maggiore di sviluppare un cancro”. Questo l’esito del confronto. Le cause sono legate al modo in cui si maneggiano i medicinali, a una mancata attenzione a fuoriuscite e perdite. Il sondaggio, condotto da Ipsos MORI, che copre 14 Paesi (Italia compresa), ha rilevato carenze nelle farmacie ospedaliere, dove vengono preparati e conservati molti dei farmaci pericolosi impiegati nei trattamenti. Si usano ancora siringhe, aghi e spike, invece dei moderni dispositivi che garantiscono maggiore prevenzione.
Il confronto ha portato a sollecitare un monitoraggio attento in tutti i reparti di Oncologia: sorveglianza medica e regolari controlli per gli operatori sanitari. La foratura delle sacche per infusione dovrà essere effettuata nelle farmacie e non nei reparti, le stanze sterili dovranno avere un armadio per la sicurezza biologica o un isolatore asettico, e si dovranno usare sistemi chiusi in fase di trasferimento e somministrazione. Agli ospedali, e soprattutto agli ambulatori oncologici, il compito di vigilare. Attentamente.
Redazione Nurse Times
Fonte: La Prealpina
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