Riceviamo e volentieri pubblichiamo le riflessioni di Melinda Dalla Libera, collega di Legnago (Verona).
Essere infermiere ai tempi del COVID-19 significa esprimere ogni tuo sentimento solo attraverso uno sguardo. Ed è vero, si sa da sempre che gli occhi non mentono… Non mentono quando ti trovi davanti a un paziente che con fare e voce tremolante ti confida quanto sia preoccupato per sua moglie e suo figlio. Quando lo stesso paziente ti chiede di rimanere con lui perché deve tossire dentro un casco cpap e, se non ha nessuno lì vicino, sa già che si spaventerà e faticherà poi a riprendersi.
Essere infermiere ai tempi del COVID-19 significa aver paura. Sì, aver paura di passare troppo tempo dentro a quelle stanze, vicino a quei pazienti che nel loro silenzio vedono in te una persona amica, l’unica persona con la quale poter esprimere desideri.
Essere infermiere ai tempi del COVID-19 significa avere il minor dialogo possibile, nessun contatto che non sia strettamente necessario per eseguire tecniche o pratiche infermieristiche, nessuna entrata in stanza se non necessaria.
Essere infermiere ai tempi del COVID-19 significa guardare spesso quei pazienti da un monitor, vederne la loro completa solitudine e non poter far altro che sperare che tutto questo finisca prima possibile.
Essere infermiere ai tempi del COVID-19 significa diventare ancora più umani, riempirsi di un sentimento che va ben oltre la tua professione, oltre ogni etica descritta sui libri universitari.
Essere infermiere ai tempi del COVID-19 è prendere piena consapevolezza che, dopo tutto questo caos, dopo tutto questo isolarsi completamente dal mondo, il tuo è il lavoro più bello che mai avresti potuto fare in vita tua!
La nostra Pasqua è stata strana e silenziosa, ma avevamo il cuore pieno di gioia per tutti i nostri pazienti.
Melinda Dalla Libera
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