Un approfondimento a cura della dermatologa Ilaria Proietti, intervistata dall’agenzia Dire.
La cute beneficia dell’esposizione solare. Questo è un fatto. Allo stesso modo è noto come i raggi solari siano in grado di donare un aspetto sano, aiutare la produzione di vitamina D, intervenendo positivamente sul tessuto osseo e sul sistema cardiovascolare. E c’è di più: il sole migliora l’umore e attiva una maggiore produzione di endorfine.
Ma non è tutto rose e fiori. Ci sono anche risvolti davvero negativi se ci si espone al sole male e senza alcuna protezione, che va applicata non solo al mare, ma anche in città e in montagna. Quali sono i danni più temibili se ci si espone in modo scorretto? Il soggetto che riceve una diagnosi di tumore può comunque prendere il sole? Quali sono invece le malattie della pelle che beneficiano dei raggi solari? Per fugare questi e altri dubbi l’agenzia di stampa Dire ha intervistato la professoressa Ilaria Proietti, dermatologa e docente di Dermatologia alla Sapienza, Polo Pontino.
Il sole fa bene, ma una cattiva esposizione, nel tempo, può dare origine a diversi danni. Quali sono i più temibili?
“I danni più temibili sono legati ai processi di trasformazione cellulare. Il danno solare può agire sulle nostre cellule e trasformare sia i cheratinociti e determinare i tumori ‘non melanoma’ come carcinoma basocellulare e carcinoma squamocellulare e le cheratosi attiniche. Il più temibile in dermatologia il melanoma che purtroppo ha un potenziale altamente maligno”.
Cosa si deve fare nel caso venga diagnosticato al paziente un tumore della pelle? In questi casi è vietata completamente l’esposizione solare?
“Se il paziente ha ricevuto una diagnosi di tumore cutaneo bisogna comunque che il soggetto segua degli iter e si rivolga a dei centri di riferimento. Abbiamo delle linee guida con protocolli specifici per la corretta gestione di questi casi. Naturalmente il paziente dovrà proteggersi e applicare delle creme ad alto schermo ed evitare l’esposizione al sole nelle ore più calde della giornata. Ci sono però delle condizioni dermatologiche che traggono beneficio dal sole come, ad esempio, le malattie croniche cutanee come la psoriasi o la dermatite atopica che d’estate hanno un miglioramento dovute alle attività antinfiammatorie che il sole esercita“.
La prevenzione rimane l’arma vincente per mantenere la cute sana. Ogni quanto tempo bisogna recarsi dal dermatologo per un controllo della pelle e dei nei? C’è una stagione da preferire?
“La visita dermatologica dovrebbe avvenire una volta l’anno attraverso l’esame obiettivo della cute e, in casi selezionati, poi viene accompagnata dalla dermatoscopia (o mappa dei nei) in epiluminescenza. In casi particolari, questi follow-up devono essere accorciati e i pazienti devono sottoporsi ai controlli specialistici con frequenza di tre o sei mesi soprattutto se sono soggetti che presentano la sindrome del nevo displasico. Questi sono i pazienti che vanno attenzionati più di frequente. Le nostre campagne di screening, peraltro, iniziano adesso cioè in primavera, quando non ci si è esposti ancora al sole. C’è da dire però che oggi i moderni mezzi di diagnosi hanno la capacità di andare ad analizzare le lesioni melanocitarie anche su cute abbronzata. In ogni caso l’abbronzatura potrebbe evidenziare delle attivazioni melanocitarie che potrebbero dare i cosiddetti ‘falsi positivi’. Di solito è meglio rivolgersi al dermatologo d’inverno o comunque prima dell’esposizione solare”.
Quali consigli si possono dare per godere del sole in piena sicurezza al mare, in montagna o in città? Pensiamo anche ai lavoratori “outdoor”…
“La raccomandazione è sempre quella di applicare dei filtri solari ad alta protezione per proteggere la cute. Oggi disponiamo di filtri solari ad elevata tollerabilità che non creano fastidio all’applicazione. Esistono addirittura dei solari che ricordano il make-up quindi in città possono essere usate dalle donne con estremo beneficio. Mi sento inoltre di raccomandare l’assunzione di integratori a base di antiossidanti ed in particolare a base di nicotinamide perché, è stato dimostrato, di avere un ruolo di citoprotezione per i pazienti. Un’altra categoria di pazienti che va ‘sorvegliata’ sono coloro che assumono farmaci fotosensibilizzanti come ad esempio gli anti steroidi, gli antinfiammatori e gli antibiotici e che quindi possono lasciare macchie sulla pelle. E dare reazioni fotoallergiche e fototossiche”.
Redazione Nurse Times
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