Dalle indagini è emerso che il professionista prestava la propria opera senza alcuno scopo di lucro.
L’infermiere accusato di peculato per aver prestato la propria opera nelle abitazioni di una stretta cerchia di conoscenti è stato assolto. Il professionista, dipendente dell’ospedale “Giannuzzi” di Manduria, avrebbe fornito assistenza domiciliare gratuita ai bisognosi e a coloro che non erano in grado di muoversi da casa. Dalle indagini difensive è infatti emerso che la sua opera era erogata senza alcuno scopo di lucro. Il Tribunale di Taranto in composizione collegiale ha dunque assolto l’infermiere “perché il fatto non sussiste”.
I fatti, risalenti al 2012, riguardano diversi operatori alle dipendenze della stessa Asl. La Guardia di Finanza della compagnia di Manduria ha contestato a tutti lo stesso reato. Secondo l’accusa, gli infermieri si sarebbero impossessati delle provette del laboratorio analisi ospedaliero per eseguire prelievi domiciliari. I pazienti avrebbero pagato in nero i professionisti, che successivamente avrebbero consegnato i campioni al laboratorio analisi del “Giannuzzi”. Le argomentazioni fornite dall’avvocato Antonino Liagi, difensore dell’infermiere, hanno convinto la presidente del collegio giudicante Fulvia Masserini.
Sulla base delle prove fornite, l’infermiere ha ottenuto l’assoluzione con formula piena. Dalle indagini è emerso come il professionista prestasse la propria opera gratuitamente per aiutare i bisognosi. L’avvocato ha inoltre dimostrato come fosse prassi consolidata del laboratorio consegnare provette a pazienti o infermieri per facilitare il processo di analisi. Sarebbe esistito addirittura un protocollo interno all’ospedale che avrebbe permesso al parente di un paziente impossibilitato a recarsi al laboratorio di ritirare le provette. L’assoluzione era stata chiesta anche dal pubblico ministero Rosalba Lopalco.
Simone Gussoni
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