Riprendiamo dal Messaggero un articolo di Antonio G. Rebuzzi, direttore di Cardiologia intensiva al Policlinico Gemelli.
Quello dei cosiddetti drink energizzanti è un mercato in forte espansione in tutto il mondo. Perché queste bevande sono propagandate come fornitrici di alti livelli energetici. Il che vuol dire più pronti e svegli, aumentando il livello di attenzione. Accanto a questi effetti, si contano molti rischi associati al consumo: dall’aumento della frequenza cardiaca ad aritmie, all’incremento della pressione. Sono stati descritti anche disturbi del sonno, crescita della diuresi e iperglicemia (per i drink in cui è aggiunto zucchero).
Parliamo di bevande che contengono alti livelli di caffeina, uniti a zucchero, guaranà, cocoa, erbe come yerba mate, ginseng, il licorice o la cola. L’American Academy of Pediatrics raccomanda già dal 2012 che i ragazzi non consumino tali sostanze, in particolare per l’alto contenuto in caffeina. Gli adolescenti dovrebbero assumerne al massimo 100 mg al giorno, mentre alcuni di questi drink ne contengono quasi il triplo.
In uno studio di Michael Goldfarb, del Center for Preventive and Genomic Cardiology dell’Università di Montreal (Canada), pubblicato sull’American Journal of Cardiology, sono stati descritti casi di fibrillazione atriale, di grave ischemia miocardica e aritmie potenzialmente mortali, legati al consumo elevato degli energizzanti. Sull’ultimo numero del Journal of American Heart Association è stato pubblicato un lavoro coordinato da Sachin Shah, della University of Pacific di Stockton (California), sull’impatto di tale elevato consumo su alcuni parametri dell’elettrocardiogramma e della pressione arteriosa in un gruppo di volontari sani di età compresa tra 18 e 40 anni (media 22 anni).
A tutti è stata data una dose abbondante di due prodotti energizzanti, nonché una dose di una bevanda normale (usata come placebo). Si sono misurati a intervalli di mezz’ora, e per quattro ore, numerosi parametri dell’elettrocardiogramma. Durante il periodo di osservazione si è registrato nei soggetti che assumevano energizzanti un progressivo aumento dell’intervallo QT, a significare un rischio aumentato di avere aritmie cardiache pericolose. Negli stessi soggetti si è constatato un aumento della pressione.
Vi sono molte potenziali ragioni per spiegare i risultati: 1) l’elevata quantità di caffeina contenuta in queste bevande aumenta il livello di catecolamine circolanti, che alzano la pressione e favoriscono le aritmie (i più giovani aggiungono spesso alcol o altre sostanze che potenziano l’effetto della caffeina); 2) l’ipopotassiemia, che è legata all’aumento di caffeina, può essere un grosso elemento scatenante per aritmie gravi; 3) è stato descritto un aumento dell’aggregazione piastrinica e quindi una maggiore propensione ai trombi.
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Messaggero
Lascia un commento