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Empatia, ‘arte’ che si può imparare

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Empatia, ‘arte’ che si può imparare
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Dalla scienza arriva la conferma che l’empatia, ovvero la capacità di ‘mettersi nei panni degli altri’, può essere appresa, trasmessa e sviluppata a qualsiasi età. È un talento prezioso, che va allenato.

Empatia, dal greco “εμπαθεία” (empatéia, a sua volta composta da en-, “dentro”, e pathos, “sofferenza o sentimento”), significa “sentire dentro” ed è un termine utilizzato nelle scienze umane per descrivere un atteggiamento nei rapporti interpersonali basato su un ‘ascolto attivo’ e non valutativo, per mezzo di cui si possono comprendere i sentimenti ed i bisogni fondamentali dell’altra persona mettendo da parte egocentrismo, pensieri e giudizi personali. Per provare empatia è necessario nutrire una sana curiosità nei confronti delle altre persone e bisogna lasciarsi ‘contagiare emotivamente’ da loro, sperimentando così su noi stessi vissuti ed emozioni.

È un “mettersi nei panni dell’altro”, provare a vedere e vivere le situazioni dal loro punto di vista, strategia questa che rappresenta un’arma fondamentale per ogni professionista dell’assistenza che si rispetti.

Perché?  Perché in grado di far crescere, approfondire e migliorare qualsiasi tipo di rapporto, anche e soprattutto le relazioni d’aiuto infermiere-paziente. Ma è qualcosa di innato? È solo una caratteristica della personalità di un individuo? Si sviluppa in seguito a particolari avvenimenti che lasciano un qualche segno? Sembra proprio che non sia così. O meglio, che non sia solo così.

Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences), realizzato di recente da un team di ricercatori dell’Università di Zurigo, ha dimostrato infatti che l’empatia si può imparare ed allenare a qualsiasi età.  Si tratta solo di una questione di buona volontà.

Il team di scienziati ha cercato di studiare la mancanza di tolleranza verso le persone di nazionalità e cultura diversa ed è arrivato alla conclusione che bastano poche esperienze positive per far accendere nel nostro cervello un meccanismo di apprendimento dell’empatia. Che può anche essere insegnata e trasmessa agli altri. E che ha bisogno di allenamento.

Redazione NurseTimes

Fonti: PNAS, Vanity Fair

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