Il caso clinico pubblicato dalla rivista scientifica “The New England Journal of Medicine” ha suscitato l’interesse di molti professionisti sanitari.
Un uomo di 36 anni è stato ricoverato in un reparto di Terapia Intensiva per un’esacerbazione acuta di uno scompenso cardiaco cronico.
La storia clinica dell’uomo include un’insufficienza cardiaca con frazione di eiezione del 20%, una sostituzione bioprotesica della valvola aortica per una stenosi della valvola bicuspide, uno stenting endovascolare di un aneurisma aortico ed un posizionamento di un pacemaker permanente per un blocco atrio-ventricolare.
Un dispositivo “Impella ventricular assist device” è stato impiantato per trattare uno scompenso cardiaco acuto, ed un infusione continua di eparina è stata avviata per garantire la prevenzione di formazione di coaguli.
Nella settimana successiva all’ingresso nel reparto di Terapia Intensiva, il paziente ha avuto numerosi episodi di emottisi “minore” ed un’incrementato distress respiratorio, che ha reso necessaria la somministrazione di ossigeno (fino a 20 litri al minuto attraverso una cannula nasale ad alto flusso).
Durante un intenso attacco di tosse, il paziente ha spontaneamente espettorato un calco intatto dell’albero bronchiale destro. È possibile notare tre rami bronchiali nella parte superiore (frecce blu), due rami bronchiali nel lobo medio (frecce bianche) e cinque rami bronchiali nel lobo inferiore (frecce nere).
Il paziente è stato successivamente intubato e, attraverso un broncoscopio flessibile, è stato individuato un modesto sanguinamento nei rami della base del lobo inferiore destro.
Il paziente venne estubato dopo due giorni e non manifesto più alcun episodio di emottisi. Una settimana dopo morì a causa delle complicazioni dell’insufficienza cardiaca, nonostante il posizionamento di un Ventricular Assist Device.
Simone Gussoni
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