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Emilia Romagna, ecco il piano per ridurre le attese in Pronto soccorso

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Emilia Romagna, ecco il piano per ridurre le attese in Pronto soccorso
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Si punta sulle assunzioni di medici, infermieri e oss, ma anche sul rinnovamento del triage.

L’attesa è finita. O meglio, durerà al massimo sei ore. Questo l’obiettivo che si è posta la Regione Emilia Romagna nella riorganizzazione dei Pronto soccorso. Il tempo di permanenza non dovrà dunque superare le sei ore, dal momento in cui il paziente arriva in ospedale a quello in cui gli viene comunicata la decisione dei medici: ricovero o rientro a casa.

Già oggi 1’85% dei casi si conclude in media in meno di sei ore, ma dentro questa media ci sta di tutto: dal codice rosso, che viene affrontato immediatamente, al codice bianco, che vede passare ore e ore nell’attesa di essere visitato. L’idea di fissare questa soglia come massima è quindi molto “sfidante”, come ha detto l’assessore regionale alla sanità, Sergio Venturi, ma è uno degli obiettivi che il governatore Stefano Bonaccini si era posto anche in vista delle prossime regionali.

La Giunta, che si è data un anno di tempo per portare a termine il progetto, ha deciso un investimento di 7 milioni di euro, che sarà deliberato in un assestamento di bilancio previsto entro l’estate, per assumere tra l’altro più personale. Parliamo di 60 medici con contratto a tempo indeterminato, altrettanti infermieri e 20 operatori socio-sanitari. Il nodo del reclutamento dei medici è il più delicato, perché la carenza di personale qualificato è ormai un’emergenza.

Per questo non solo Bonaccini fa intravedere la possibilità di studiare un integrativo, quindi un aumento di stipendio, per chi lavora nell’emergenza («Gli operatori di questo settore sono in trincea – ha detto –. Bisogna trovare un meccanismo di premialità economica per assegnare maggior valore a questa professione»). Ma si lavora anche per poter assumere i medici che stanno svolgendo l’ultimo anno di specializzazione, nel percorso che dopo la laurea porta a entrare in reparto. «Per questo si sta studiando un emendamento al Decreto Calabria, che nei prossimi giorni sarà convertito in legge in parlamento – spiega Venturi –. Per poter assumere anche medici all’ultimo anno della specializzazione, invece di richiamare i pensionati».

Per migliorare l’organizzazione, cambierà anche il triage, cioè la presa in carico iniziale. Non più quattro colori che definiscono il codice di priorità, ma cinque livelli di complessità del paziente. Rispetto a oggi ci sarà anche il codice blu, un livello intermedio tra il codice bianco e quello verde, che la direttrice generale Kyriakoula Petropulacos sintetizza così: «Una febbre insorta da poche ore può essere un codice bianco, una febbre che dura da molti giorni può essere un codice blu».

Quella di rivolgersi al Pronto soccorso, del resto, è una necessità che non conosce crisi. Dal 2016 al 2018 si è registrato un costante aumento degli accessi. Parliamo di quasi 2 milioni nel 2018. A Bologna è il Sant’Orsola a farla da padrone, avendo superato quota 74mila, mentre l’Ospedale Maggiore è a quota 50.410. In regione, invece, il più “visitato” è il Pronto soccorso dell’ospedale di Ravenna con 84.655 accessi nel 2018.

Redazione Nurse Times

Fonte: la Repubblica

 

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