Uno studio olandese ha confrontato le valutazioni effettuate, i trattamenti somministrati, le richieste di intervento specialistico e le chiamate di follow up della centrale operativa che ha inviato il mezzo di soccorso che ha trattato il paziente nella situazione critica confrontando gli interventi effettuati dai team di soccorso composti da Assistenti Medici formati da docenti medici e quello effettuati da team composti da soli infermieri di area critica che prestano il servizio in ambulanza formati da docenti universitari afferenti al corso di laurea in infermieristica.
La ricerca è stata svolta in due differenti regioni olandesi.
I dati emersi
Secondo i ricercatori olandesi non ci sarebbero differenze sostanziali per quanto concerne il risultato in termini di salute dei pazienti trattati in situazione di emergenza sul territorio dal team di assistenti medici rispetto ai pazienti trattati dai team composti da soli infermieri specialisti in area critica.
Il metodo utilizzato è stato quello dello studio trasversale su due gruppi di pazienti trattati dai team di emergenza per un totale di 991 soggetti:
– 493 pazienti trattati dai team di assistenti medici (PAs)
– 498 pazienti trattati dai team di infermieri (RNs)
La ricerca ha avuto inizio nel mese di ottobre 2010 ed è terminata nel mese di dicembre 2012 nella Regione 1 mentre ha avuto inizio nel mese di gennaio 2014 fino al mese di marzo 2014 per la Regione 2.
I dati sono stati estrapolati dalle cartelle telematiche dei pazienti trattati ed analizzati usando un metodo di statistica descrittiva.
Sono stati utilizzati i test chi quadrato e il test di Wilcoxon-Mann-Whitney per analizzare le differenze tra i risultati in termini di salute. Il test statistico di significatività presuppone un valore di P <0.05.
I risultati emersi sono stati i seguenti: le caratteristiche dei pazienti trattati dai due gruppi sono sovrapponibili.
Le misurazioni diagnostiche sono state rispettate sia dai RNs che dai PAs. Seguendo gli insegnamenti medici i PAs hanno utilizzato un approccio medico-diagnostico nel 16% dei casi (N=77) ed esame obiettivo sistematico (testa/piedi) nel 31% dei casi (n=155).
PAs e RNs hanno effettuato interventi simili. Il gruppo dei PAs ha richiesto maggiori consulti specialistici (33%) rispetto al gruppo dei RNs (17%) (χ2 = 35.5, P <0.0001).
PAs hanno indirizzato meno pazienti verso il medico di base o verso il dipartimento di emergenza (50%) rispetto a RNs (73%) (χ2 = 52.9, P <0.0001).
Le chiamate di follow up effettuate dalla centrale operativa nelle 72 ore successive all’intervento territoriali non hanno dimostrato differenze sostanziali tra PAs (5%) e RNs (4%).
Conclusioni: nel rispetto dell’educazione medica ricevuta il gruppo PAs è risultato operare secondo un’ottica di medicina generale utilizzando un approccio medico diagnostico, consultando maggiormente gli specialisti e indirizzando un numero significativamente minore di pazienti ad altri professionisti sanitari equiparabili ai RNs. I pazienti trattati dal gruppo PAs non hanno avuto maggiori necessità di contattare nuovamente la centrale operativa per l’emergenza.
Simone Gussoni
Fonti: Research Gate
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