Per l’emergenza Covid mancano all’appello 2,2 miliardi per il 2021. I fondi per quest’anno non sono riusciti a soddisfare tutte le esigenze di spesa - dall’acquisto delle mascherine alle assunzioni straordinarie del personale - e vanno trovati al più presto attraverso un “intervento normativo improcrastinabile” che preveda un “utilizzo flessibile delle risorse emergenziali disponibili” che non sono state spese, come i 345 milioni stanziati per i vaccini Covid negli studi di medici e pediatri di famiglia, ma anche con la messa a disposizione di “risorse ulteriori”.
Questo l’appello delle Regioni in vista della messa a punto della prossima manovra, contenuto in una lettera ai ministri Franco (Economia), Speranza (Salute) e Gelmini (Affari regionali), e firmata da Raffaele Donini, coordinatore degli assessori alla Salute delle Regioni. Che oggi invieranno al ministro della Salute anche la loro proposta ufficiale votata all’unanimità, e anticipata dal Sole 24 Ore dell’8 settembre, per cambiare volto definitivamente agli studi dei medici di famiglia. Una riforma a cui Speranza potrebbe presto mettere mano. Perché con l’emergenza della pandemia “la medicina di famiglia ha mostrato estrema debolezza laddove interpretata in modo isolato”.
I casi più eclatanti sono stati le mancate visite a casa dei malati di Covid, per i quali sono stati attivate alla fine le Usca, l’assenza nel contact tracing fino ai tamponi e ai vaccini contro il Covid sui quali i medici di famiglia sono stati marginali. Da qui quattro proposte delle Regioni per evitare che la medicina di famiglia diventi un “ostacolo”, ora che il Pnrr ha stanziato ingenti fondi per costruire sul territorio case e ospedali di comunità: la prima proposta, quella più estrema, prevede l’addio alla “convenzione” (i medici oggi sono liberi professionisti che firmano ciclicamente accordi con lo Stato e e le Regioni) per trasformare i medici di famiglia in veri e propri dipendenti del Servizio sanitario nazionale; la seconda e la terza proposta prevedono forme di accreditamento più stringenti con il Ssn; la quarta punta a una forma mista dipendenzaaccreditamento, soluzione, quest’ultima, che potrebbe aprire l’assunzione come dipendenti per i nuovi medici di famiglia “più vocati” a lavorare nelle strutture del Ssn, a cominciare proprio da case e ospedali di comunità, lasciando agli altri la possibilità di restare liberi professionisti.
Intanto il fondo del Mise Enea Tech perde, almeno per ora, 400 milioni. Nato sulla carta un anno fa per sostenere le start up e poi trasformatosi in “Enea Tech e Biomedical” , in quanto aveva acquisito il compito, con il decreto Sostegni bis, di valorizzare la ricerca nel settore farmaceutico, guardando in particolare a una possibile filiera italiana del vaccino anti-Covid, di fatto non è mai partito, in quanto non ha ancora un cda e uno statuto. Aveva avuto un maggiore contributo di 400 milioni oltre i 500 di partenza, con l’indicazione che un totale di 650 milioni venissero usati per il segmento biomedicale. Ma il 17 settembre la direzione generale del Mise ha sottolineato che “non risultano al presente esigenze di risorse aggiuntive e che pertanto è possibile rinviare il trasferimento”. Il denaro torna a Invitalia.
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Sole 24 Ore
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