Gli infermieri americani incroceranno le braccia e manifesteranno in 16 Stati e in diverse città degli Usa per chiedere più sicurezza e maggiori rassicurazioni per il loro lavoro dopo quanto accaduto con l’emergenza Ebola a Dallas e a New York.
Saranno circa 18 mila gli operatori sanitari che parteciperanno alla protesta organizzata dal National Nurses United (Nnu), il più grande sindacato di categoria. E’ prevista – riporta il sito dell’Nnu – anche una veglia davanti alla Casa Bianca e un raduno a New York davanti la sede dell’autorità federale.
“Gli infermieri – spiega Rose Ann DeMoro, direttore esecutivo dell’Nnu – sono da sempre dalla parte dei pazienti e in prima linea sia che si tratti di influenza o di Ebola. Ma devono essere messi nelle condizioni di lavorare senza correre rischi per la loro vita, quindi nel caso di Ebola servono i dispositivi di protezione individuale”.
“Inoltre – aggiunge DeMoro – le strutture dovrebbero formare gli infermieri in maniera più rigorosa: su come interagire con un paziente con Ebola, sulla vestizione con le tute protettive, fino alla gestione del rischio in caso di contagio”. La preoccupazione del sindacato è che molti ospedali invece di seguire questa strada, fatta anche di investimenti economici, tenderanno anche in futuro a risparmiare proprio su questi standard di sicurezza.
Mentre il Canada adotta misure drastiche nei confronti della malattia: da oggi non accorderà più visti d’ingresso a persone provenienti dai Paesi più toccati dall’epidemia o alle persone che hanno soggiornato in questi stati africani. L’ha annunciato il ministero dell’immigrazione di Ottawa. I servizi consolari canadesi non tratteranno più “alcuna nuova richiesta di visto e non proseguirà il trattamento di alcuna domanda di visto” per le persone provenienti dai paesi dell’africa occidentale toccati dall’epidemia secondo l’organizzazione mondiale della sanità. Il blocco riguarda anche gli stranieri che intendono andare nei Paesi colpiti dal virus. Non sarà invece presa alcuna misura, in materia di rinnovo dei visti, per i non canadesi che si trovano già nel Paese anche se provengono dall’Africa occidentale. L’ultimo bollettino emesso oggi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) è di 4.951 vittime e 14.567 casi, la maggioranza in Liberia, Sierra Leone e Guinea.
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