In questo dossier presentato dal gruppo consiliare del M5S della regione Lazio emerge un quadro preciso sul ruolo di alcune cooperative nella gestione della sanità laziale
In un nostro precedente articolo dal titolo “Il “caporalato” infermieristico: la regione paga 25€/h, il lavoratore ne percepisce 13,50“, mettevamo in risalto come la regione Lazio è tra quelle che hanno numerosi debiti quindi non possono assumere, però possono spendere di più con le società esternalizzate!
Il ruolo della coop Capodarco
“La suddivisione degli appalti relativi ai servizi sanitari e non sanitari della Regione Lazio ha sempre seguito una logica precisa, imperniata sul creare vantaggi alle società vicine ai vari partiti.
Capodarco, è una cooperativa sociale, che di sociale ha molto poco, e che è risultata essere monopolista incontrastata per oltre un decennio, nella Regione Lazio, nella gestione dei servizi legati alle attività gestione del servizio CUP (Centro Unico di Prenotazione).
La Capodarco di fatto, per oltre un decennio non ha svolto altro che la funzione di intermediazione nella vendita di mano d’opera a basso costo, mentre i cittadini contribuenti hanno pagato un costo altissimo.
E in questa mancata tutela della fascia debole della macchina affaristica, ovvero dei lavoratori soci di tale cooperativa, non può che ravvisarsi la correità continuata della Regione.
Non si può utilizzare il ricatto del lavoro per trarne vantaggi elettorali, combattere contro ogni internalizzazione dei lavoratori per preservare proprio tali vantaggio affaristico elettorale, per poi disimpegnarsi nei confronti di coloro che sono stati utili all’occorrenza soltanto a concentrare il profitto e gli utili verso pochi beneficiari a discapito del concetto stesso di socialità.
Per esempio, anche l’assetto societario della cooperativa sociale Capodarco dimostra come il reticolato societario d’appartenenza venga utilizzato a piacimento del Presidente della cooperativa per allocare le risorse economiche e umane in base alla convenienza momentanea”.
Sui licenziamenti
“….Seguendo un percorso cronologico per rappresentare la situazione, si evince che il 27 luglio del 2015, la Capodarco comunica ai sindacati l’avvio delle procedure di licenziamento collettivo per 306 dipendenti senza dare alle organizzazioni sindacali informazioni in merito ai motivi determinanti l’esubero e senza fornire l’elenco dei dipendenti aventi contratto in somministrazione e prestanti servizio produttivo per le stesse mansioni, e anche assunti da società consorziate o controllate”.
Lo strano Intreccio affari/politica
“Ma cosa si nasconde dietro la logica del massimo ribasso delle gare di appalto, ormai vinte sempre più spesso da aziende che non sono mai nella condizione di giustificare l’economicità e profittabilità dell’affare in considerazione delle ore di servizio da erogare rapportate al rispetto dei minimi tabellari da corrispondere ai lavoratori?
E cosa si nasconde nei lotti e nella loro delimitazione territoriale in cui sempre più spesso vengono suddivisi gli appalti al fine di consentire la partecipazione mediante ripartizione del servizio a imprese aventi referenti politici diversi?
Cosa si nasconde dietro la volontà di non interferire sugli appalti fuori regione da parte di queste cooperative o società, tutte confinate ostinatamente nel proprio territorio? E quanto queste cooperative o società possono interferire proprio all’interno delle commissioni giudicanti degli appalti?
O ancora, perché le aziende pubbliche o la Regione stessa pongono vincoli tali di accesso e partecipazione alla gara, ovvero delle invalicabili barriere all’entrata per nuovi concorrenti, appellandosi a normative e leggi che richiedono in genere soltanto la capacità economico finanziaria e non di certo l’aver consolidato volumi di affari abnormi e pluriennali nel medesimo business?
E come si rende in tale contesto possibile che un’azienda avente connotazioni sociali specifiche, possa da una parte somministrare contratti di solidarietà e dall’altra assumere con contratti di somministrazione mediante consociate infischiandosene di qualsiasi divieto di legge?”
Il ruolo della triade sindacale
“Insomma una grande torta che va divisa in pochi, e tra i pochi non ci sono certo i lavoratori che erogano il servizio.
E la triade sindacale CGIL CISL UIL in questa fase ha svolto un mero ruolo di certificatore passivo di qualsiasi accordo, senza aver mai evidenziato la minima diacronia tra la base d’asta e l’effettiva possibilità di erogazione del servizio, o senza battere ciglio al momento in cui viene esercitato il ricatto strumentale sui lavoratori stessi mediante induzione all’accettazione dei contratti di solidarietà mentre, contemporaneamente, le consociate assumono con contratti di somministrazione.
Chiaramente non possiamo parlare di piano industriale attuato da queste aziende in un contesto in cui tutto viene definito in base ad accordi e spartizioni che di aziendale, di mercato e di libera concorrenza non hanno assolutamente nulla”.
Su Mafia Capitale
“Ma non è solo Capodarco il problema. Secondo quanto afferma Buzzi, l’imprenditore di Mafia Capitale, i lotti degli ultimi bandi di gara erano chiaro oggetto di spartizione politica: il 50% «alla maggioranza» il 50% «all’opposizione». Proprio nella gestione del Recup, un appalto che copre tutto il Lazio dal valore complessivo pari a 90 milioni di euro e con guadagni per 60 milioni, la cui gara era stata già annullata a dicembre scorso da Zingaretti, avveniva una scientifica spartizione tra maggioranza e opposizione dei diversi lotti. Ecco la vera utilità dei lotti nelle gare centralizzate. Si centralizza solo per accordarsi a monte e non a valle!”
Infermiera Indignata
Fonte
www.lazio5stelle.it
Allegato
DOSSIER COOPERATIVA SOCIALE CAPODARCO
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