Proponiamo un approfondimento sul tema a cura della nostra collaboratrice Milena Mazzone.
Il diabete infantile è una malattia cronica caratterizzata da iperglicemia, ovvero un aumento dello zucchero (glucosio) nel sangue, a sua volta causata da una carenza (assoluta o relativa) di insulina nell’organismo umano. Più frequente nei bambini è la forma costituita dal diabete mellito di tipo I, in cui vi è una carenza assoluta di insulina, un ormone prodotto da alcune cellule del pancreas, che svolge un ruolo fondamentale nel mantenimento del normale livello di glicemia. Il diabete mellito di tipo I ha un’incidenza annua media, nell’Italia non insulare, di 8.1 su 100mila bambini ogni anno e si presenta con maggior frequenza nelle femmine, con un rapporto di 1 a 5.
Esistono altre forme di diabete che, in misura minore, possono interessare l’età pediatrica:
– diabete mellito di
tipo II, tipico dell’età adulta, ma che presenta un’incidenza in
aumento anche nei bambini;
– MODY (Maturity
Onset Diabetes of the Young), forma genetica-familiare;
– diabete secondario ad
altre patologie (fibrosi cistica, malattie endocrinologiche,
etc.) o legato all’assunzione di terapia cortisonica cronica.
Le cause del diabete di tipo I possono essere genetiche, a causa della tendenza all’ereditarietà, e ambientali. Il meccanismo specifico che porta alla carenza di insulina, invece, è un processo di autodistruzione delle cellule pancreatiche che producono, appunto, l’insulina. In particolare, alcune cellule del sistema immunitario, i linfociti, iniziano ad aggredire tali cellule, fino a distruggerle completamente, attraverso lo stesso meccanismo che normalmente i linfociti attuano contro i virus e i batteri che causano le comuni malattie infettive. Di conseguenza, dall’organismo vengono prodotti nel sangue alcuni autoanticorpi, diretti contro particelle specifiche del proprio organismo, che sono importanti indicatori di malattia o pre-malattia. Per tali motivi il diabete mellito di tipo I è classificato tra le patologie autoimmuni. Una diagnosi precoce è dunque di fondamentale importanza.
I principali sintomi, manifestati dal bambino, che devono generare un campanello d’allarme sono:
- poliuria, aumento della quantità di urine con aumento della frequenza delle minzioni;
- polidipsia, sete eccessiva con aumento dell’assunzione di liquidi;
- polifagia, fame eccessiva con aumento dell’assunzione di cibo;
- dimagrimento;
- dolori addominali non riconducibili ad altre patologie.
Nei casi più gravi può essere presente uno stato confusionale, l’alterazione di alcune funzioni mentali, fino al coma (coma chetoacidosico). I sintomi dipendono dallo stadio a cui è arrivata la malattia e dal tipo di diabete mellito di cui si soffre. Un genitore che individui nel proprio bambino questi sintomi, deve rivolgersi al pediatra di famiglia oppure direttamente a un centro specializzato di diabetologia o endocrinologia pediatrica. Nei casi più seri è bene rivolgersi direttamente a un DEA o Primo soccorso pediatrico.
Per la diagnosi iniziale è sufficiente la valutazione della glicemia, mentre per confermarla e approfondirla possono essere utili altri esami più specialistici (emogasanalisi, autoimmunitá pancreatica, etc.). È assolutamente necessario intervenire il più tempestivamente e correttamente possibile, poiché una glicemia elevata per lunghi periodi, la cosiddetta iperglicemia cronica, dovuta a un diabete mal controllato, può causare dei danni più o meno reversibili a carico dei piccoli vasi sanguigni, soprattutto in alcuni distretti dell’organismo (in particolare retina, rene, sistema nervoso).
Vengono così a determinarsi quelle che si chiamano complicanze microvascolari del diabete di tipo I, malattie importanti che danneggiano l’occhio (retinopatia diabetica), il rene (nefropatia diabetica) e il sistema nervoso (neuropatia diabetica). Mantenendo un buon controllo delle glicemie e aiutando i piccoli pazienti e le loro famiglie a gestire anche autonomamente la malattia, queste complicanze possono essere prevenute o comunque rallentate.
La terapia farmacologica del diabete di tipo I è l’insulina, che deve essere somministrata più volte al giorno mediante un’iniezione sottocutanea. Attualmente sono utilizzati i dispositivi iniettori a penna, molto pratici e semplici, ma si sta largamente diffondendo anche l’uso di una pompa di infusione continua, o microinfusore, che infonde nel tessuto sottocutaneo insulina 24 ore su 24 (la quantità da somministrare varierà in base all’età e alle attività svolte dal bambino).
Ad oggi non esistono ancora per questo tipo di diabete altre terapie oltre a quella insulinica, ma ovviamente ci si può avvalere di alcuni cardini terapeutici, quali: l’educazione alla gestione autonoma della malattia e all’autocontrollo delle glicemie a domicilio; l’esercizio fisico, attraverso un’attività regolare; un’alimentazione equilibrata.
Il bambino affetto da diabete di tipo I potrà continuare senza problemi tutte le attività tipiche della sua età, senza alcuna particolare limitazione, fatta eccezione per l’assunzione smisurata di dolci o di alimenti che contengano zuccheri aggiunti. Mentre la terapia insulinica ha come obiettivo primario quello di ristabilire un soddisfacente equilibrio glicemico, l’educazione alla gestione autonoma del diabete da parte delle famiglie dei bambini affetti si pone invece l’obiettivo principale di migliorare sensibilmente la qualità di vita.
Milena Mazzone
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