Ancora un’aggressione, un altro Pronto soccorso devastato, un nuovo pandemonio che genera paura e danni. Questa volta non si sono registrati feriti tra i pazienti e il personale sanitario, ma il rischio è stato grande e ripropone in tutta la sua drammaticità l’emergenza sicurezza nelle strutture sanitarie.
L’ennesimo episodio di violenza si è consumato all’alba del 5 giugno scorso nel Pronto soccorso dell’ospedale San Camillo quando un uomo di 44 anni, originario della Costa Rica ma da anni residente a Roma, dopo essere stato sottoposto a un esame radiografico ha scatenato l’inferno: si è impossessato di un estintore con cui ha devastato porte e finestre dei locali riservati ai codici rossi, quello della Tac e le stanze per le ecografie. Ingenti i danni causati alle apparecchiature.
L’uomo ha poi minacciato un agente della vigilanza intervenuto per fermarlo tentando di sfilargli la pistola d’ordinanza, senza riuscirci. Nel tentativo di placarne la furia, l’agente è uscito all’esterno dei locali e ha esploso un colpo in aria. Per bloccare l’esagitato ci sono voluti i carabinieri del Nucleo radiomobile che lo hanno condotto in carcere a Regina Coeli.
Un’alba di violenza cieca e di devastazione. E se non ci sono stati feriti tra i pazienti presenti nel Pronto soccorso lo si deve in particolare a due infermiere di turno che hanno provveduto subito a mettere in sicurezza i pazienti presenti nell’area rossa e nel resto del Pronto soccorso. Un esempio di coraggio e professionalità che merita il plauso di tutti i colleghi.
È per loro l’elogio della Presidente dell’Opi di Roma Ausilia Pulimeno: “Episodi come questo confermano che la nostra è una trincea quotidiana. Gli infermieri e gli altri operatori sanitari dei Pronto soccorso sono in prima linea e vanno protetti. Siamo orgogliosi di annoverare nella nostra famiglia professionale colleghe coraggiose e pronte come quelle del Pronto soccorso del San Camillo.
Rappresentano lo spirito stesso del nostro mestiere, la dedizione agli altri, l’aiuto e la presa in carico delle persone in difficoltà. Non vogliamo però essere degli eroi e tantomeno dei martiri. La sicurezza degli operatori è una priorità per l’intero sistema sanitario e va perseguita con la massima determinazione. La vigilanza va rafforzata specialmente nei Pronto soccorso, servono strumenti e protocolli per arginare il fenomeno della violenza contro gli operatori sanitari. Qualcosa si è fatto, ma molto si può e si deve fare ancora”.
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