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Defibrillatore cardiaco impiantabile (ICD) e ascesso intracardiaco, caso clinico

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In generale secondo i dati di letteratura una endocardite è osservabile in pazienti che fanno abuso di droghe per via endovenosa. In pazienti portatori di pacemacker e con patologie miocardiche congenite può succedere la medesima cosa.                                                   

Un Defibrillatore cardiaco impiantabile (ICD) è costituito da un generatore impiantato sottocute e da uno o più elettrocateteri posizionati nelle camere cardiache, in grado di rilevare, interpretare e memorizzare l’attività elettrica intrinseca del cuore e, all’occorrenza, di erogare stimolazioni (terapia antibradicardica) o shock elettrici (terapia antitachicardica). Il defibrillatore cardiaco impiantabile è l’unico device in grado di riconoscere una tachiaritmia ventricolare maligna e di erogare automaticamente una terapia elettrica immediata in pazienti a rischio di morte cardiaca improvvisa. In base alle modalità di stimolazione, si distinguono ICD monocamerali, bicamerali e biventricolari (ICD tricamerali).

I dispositivi monocamerali, i primi entrati in commercio ed ancora in uso, presentano un solo elettrodo impiantato nel ventricolo destro con funzioni di stimolazione e registrazione (pacing/sensing) dell’attività di una camera cardiaca. I bicamerali richiedono l’impianto di due elettrodi uno in atrio ed uno in ventricolo e permettono la stimolazione, l’analisi e la classificazione del ritmo sia ventricolare che atriale. La presenza di un elettrocatetere in atrio destro consente di classificare con più precisione i ritmi cardiaci e, in alcuni modelli, di interrompere anche alcune forme di tachicardia sopraventricolare, quali ad esempio il flutter atriale.

I vari modelli prodotti dalle diverse ditte si differenziano tra loro sostanzialmente in base alla programmabilità, ad algoritmi e a parametri di stimolazione e di memorizzazione dei dati. I biventricolari riuniscono in un unico device un pacemaker biventricolare con un defibrillatore. La funzione di pacemaker biventricolare si ottiene attraverso l’inserimento di un elettrodo in seno coronarico in grado di stimolare il ventricolo sinistro. In aggiunta ai 2 elettrodi standard presenti nell’atrio e ventricolo destri, permette la resincronizzazione atrio-ventricolare e tra ventricolo destro e ventricolo sinistro, con un miglioramento della funzione contrattile del cuore.

Il caso che segue e che deve spingere ad una riflessione sulla presa in carico del paziente con diabete; riguarda un maschio, sessantenne affetto da patologia diabetica e con un ICD, per mezzo del quale si è avuta la formazione di ascessi in tricuspide a causa di un’ulcera del piede.

Letteralmente una infezione da corpo estraneo!

Il caso clinico in questione vedeva il paziente positivo a diversi fattori di rischio, infatti l’anamnesi era positiva per ipertensione, diabete, trombosi venosa profonda, iperlipidemia, insufficienza cardiaca congestizia e storia di stent all’arteria coronaria destra.

Il paziente afferiva in Pronto Soccorso per uno stato confusionale. Il dato di laboratorio segnala una glicemia di 444 mg/dl e nessun segno di deficit motorio e, nonostante lo status, collaborante. La gamba sx, mostrava una ulcera, positiva a tutti i segni di flogosi. Segnalata modesta leucocitosi e reperto emogasanalitico di acidosi metabolica. Il paziente infatti veniva inizialmente trattato per la chetoacidosi diabetica, ma successivamente trasferito in reparto di terapia intensiva per peggioramento del quadro clinico e sospetta sepsi dovuta all’ulcera dell’arto inferiore sx. L’emocoltura ha mostrato la crescita di subcolture meticillino-resistenti con Staphylococcus aureus coagulasi positivo. Si decide di eseguire un Ecocardio Trans toracico che mostra una ecodensità significativa a livello dei cavi del defibrillatore sottocutaneo.

Vi era la presenza di numerosi ascessi intracavitari con uno in particolare grande 1,8 × 2,0 centimetri altamente mobile attaccato al lato atriale del lembo anteriore della valvola tricuspide.

L’Endocardite batterica può causare distruzione dei tessuti sottostanti e aumentare il rischio di emboli. La terapia in tal caso oltre che antibiotica (il nostro paziente è stato gestito con vancomicina) è stata anche cardiochirurgica con escissione del corpo estraneo e valvuloplastica.

CALABRESE Michele

Sitografia e Bibliografia:

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