Discussione assai concitata alla Camera. L’opposizione invoca il conflitto di interessi. Grillo costretta a fare marcia indietro.
Si è discusso ieri alla Camera il cosiddetto Decreto Calabria, contenente misure che cambiano lo schema del commissariamento della Regione e altre norme sanitarie di vario genere. Discussione assai concitata, nata allorché si è scoperto che, tra i nomi dei direttori Asl proposti dal commissario straordinario nominato dal ministero della Salute al presidente della Regione, e pubblicati alcuni giorni fa dalla stampa locale, figurava quello di Gianlugi Scaffidi, un sindacalista in pensione.
A stupire l’opposizione non è stato tanto l’incarico ricoperto in passato, quanto il fatto che Scaffidi è un collaboratore della parlamentare grillina relatrice dello stesso Decreto Calabria, cioè Dalila Nesci. Come quest’ultima, l’ex medico ed ex sindacalista è di Vibo Valentia, proprio la città di cui quella città avrebbe dovuto dirigere la Asl. Ma non basta. Il decreto prevede che nelle Aziende sanitarie della Regione si possano nominare persone non presenti nell’elenco ministeriale degli abilitati a essere direttori generali. Ebbene, proprio il nome di Scaffidi non figura in quella lista. Una circostanza che, secondo l’opposizione, stride con l’intento sbandierato dal M5S di escludere la politica dalle nomine e di promuovere nuove regole meritocratiche per la scelta dei direttori generali, puntando su albi e sistemi “terzi” di valutazione del curriculum.
Da qui la richiesta al Governo di promettere che Scaffidi non sarebbe stato nominato a Vibo Valentia: “Proprio voi che parlavate di politica fuori dalle Asl state nominando un vostro collaboratore”. Poco convincente la replica di Nesci, la quale si è difesa spiegando che l’ex medico è stato sì un suo collaboratore, ma a titolo gratuito. “Ecco, adesso finalmente lo pagate, ma con i soldi degli italiani”, hanno ironizzato nei loro interventi i parlamentari di Pd, Forza Italia e Fratelli d’Italia. E la Lega? Silenzio assordante. Praticamente nessuno esponente del partito alleato dei Cinque Stelle ha mosso un dito per difendere le posizione del ministero.
Alla fine, chiamata a gran voce, è arrivato in aula Giulia Grillo. Intervento rabbioso, il suo. Il ministro della Salute ha gridato di non essere lei a scegliere i commissari della Asl, giacché il primo che li propone al governatore è il commissario regionale. Solo se i due non trovano l’accordo, se ne occupa il Governo centrale. Ma è proprio questo il punto, ribadito sempre dall’opposizione: l’accodo tra il commissario regionale e il governatore Mario Oliverio non c’è. Quindi la palla passa davvero al ministero.
In un clima sempre più rovente, Giulia Grillo ha perso le staffe, anche perché interrotta più volte dal coro “Onestà! Onestà!”, urlato dall’opposizione: “Dobbiamo dircele, le cose – sbottato –. La Calabria non l’abbiamo guidata noi, ma Forza Italia e il Pd, che sono riusciti a nominare manager capaci di far fallire tutte le Asl. Siete stati voi. Mi urlate ‘Onestà!’, ma pare che il presidente della Regione, membro del Pd, abbia qualche problemino con la giustizia. O mi sbaglio?”.
Dai banchi del Pd, Graziano Delrio, ha duramente criticato il ministro, invitandola a mantenere un contegno istituzionale: “In Parlamento non si fanno comizi. Qui una parlamentare di Vibo Valentia, relatrice di una legge sul sistema sanitario calabrese, vuole nominare un suo collaboratore di Vibo Valentia alla Asl di Vibo Valentia”. È solo uno degli interventi al vetriolo contro Grillo, che alla fine, riprendendo la parola, ha cercato di abbassare i toni, dicendosi disponibile a fare marcia indietro: “Mi scuso se ho mancato di rispetto al Parlamento. Ci tengo a questo provvedimento, fondamentale per i cittadini calabresi. Noi riteniamo che non ci siano conflitti di interessi, ma se questo elemento diventa fondamentale per proseguire la discussione in aula sulla legge, potremmo rinunciare a questa nomina”.
Redazione Nurse Times
Fonte: www.repubblica.it
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