È di 744.000 il numero di morti stimato dal Centro Studi Nebo per il 2020, a fronte dei quasi 645.000 dell’anno precedente, con un tasso standardizzato di mortalità pari a 9,5 per 100.000 abitanti (contro l’8,4 del 2019).
La supermortalità incide nel 2020 per circa il 17%: lo scostamento rispetto al 2019 è infatti solo parzialmente giustificato dai 74.000 decessi per Covid-19 dichiarati nel corso dell’anno. Tenuto conto che la mortalità attesa per il 2020 in assenza di epidemia è stata stimata (in base ai primi due mesi dell’anno) significativamente inferiore rispetto all’anno precedente, i casi oltre gli attesi sulla base dell’andamento 2015-2019 ed oltre quelli indicati dalla Protezione Civile sono almeno 50.000.
Rispetto al 2019, per l’anno che si è appena concluso l’aumento dei decessi è quantificabile in circa il 15%, valore che media realtà regionali sensibilmente differenti: in Lombardia la variazione 2020/2019 è stimata in +34%, in Valle D’Aosta in +30%, in Piemonte e Trentino Alto Adige in +24% e scende al di sotto del 20% fino a valori inferiori al 5% in Sicilia, Calabria e Basilicata.
L’analisi del Centro Studi Nebo è stata condotta sui dati della Protezione Civile relativi ai decessi per Covid-19 e sui dati della mortalità generale pubblicati il 30 dicembre dall’Istat, che ha fornito dati giornalieri fino al 31 ottobre e una stima complessiva preliminare per il mese di novembre.
Lo studio rappresenta una revisione aggiornata dell’approfondimento Nebo dell’ottobre scorso sulla base dei dati disponibili a quella data (pubblicato su www.programmazionesanitaria.it). A partire da quell’esperienza è stato quantificato il presumibile andamento del mese di dicembre sia a livello nazionale che regionale, tenuto conto dei nuovi dati Istat e dei flussi della Protezione Civile.
L’ipotesi circa i casi totali per l’ultimo mese del 2020 è basata su una valutazione coerente con il mese di novembre nel complesso, mentre per la ricostruzione dell’andamento giornaliero dell’ultimo bimestre dell’anno è stato tenuto conto anche dei dati quotidiani del bimestre precedente.
Le Regioni: il confronto tra 2019 e 2020
L’analisi mostra come al dato nazionale contribuiscano realtà locali piuttosto eterogenee sia in relazione all’andamento nel corso dell’anno che al confronto con il 2019; in termini di tassi standardizzati di mortalità per 100.000 abitanti:
- il Nord-Ovest si conferma come l’area maggiormente colpita dalla supermortalità 2020 anche su base annua, con valori tra 9,5 e 11,0 a fronte dell’analogo indicatore 2019 compreso tra 8 e 9;
- nel Nord-Est la variazione appare più contenuta, con aumenti nei tassi di 1-1,5 punti da un anno all’altro;
- il Centro Italia, così come Abruzzo e Sardegna passano da tassi di mortalità al di sotto dell’8,5 a valori comunque non superiori a 9,5;
- tra le regioni meridionali, la mortalità in Campania e Sicilia, la più alta per il 2019, subisce un ulteriore incremento, così come Molise e Puglia, mentre restano sostanzialmente invariati i tassi di Basilicata e Calabria.
Le Regioni: il confronto fra i due semestri del 2020
Nel corso dell’anno 2020 è interessante confrontare la mortalità dei primi sei mesi, che hanno visto nascere ed esaurirsi la prima ondata dell’epidemia di Covid-19, e del periodo da luglio a dicembre, che ha visto l’avvio della seconda ondata dell’epidemia, tutt’ora in corso.
Negli ultimi anni il primo semestre è stato caratterizzato da una lieve prevalenza di decessi (51-55% del totale) in pressoché tutte le regioni; l’impatto dell’epidemia di Covid-19 distribuito eterogeneamente fra i mesi dell’anno a livello territoriale, ha determinato per il 2020 una maggiore variabilità di questa ripartizione.
Per i due semestri si rileva che in termini di tasso standardizzato la mortalità del primo è di quasi il 9% superiore all’analogo dato del 2019 (nell’ordine, 4,8 e 4,4 per 100.000 abitanti), variazione che sale al 19% per il secondo, che passa da 4,0 a 4,7 per 100.000 abitanti.
A livello regionale il tasso standardizzato per 100.000 abitanti:
- in Lombardia si è ridimensionato di circa 1,5 punti, passando da 6,0 a 4,5, mentre in tutte le altre regioni si registrano variazioni comprese tra -0,5 e +0,5;
- nel Nord-Ovest, in Piemonte e Valle d’Aosta i rispettivi valori (tra i più alti del primo semestre) sono ulteriormente aumentati, mentre è lievemente diminuito quello ligure;
- nel Nord-Est, i valori di Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna sono diminuiti, al contrario di quelli di Veneto e Friuli Venezia Giulia, in aumento;
- in Umbria (caratterizzata dal più basso valore nei primi sei mesi del 2020), Lazio, Toscana, Sardegna si registra un aumento nel secondo semestre, mentre diminuiscono i valori di Marche e Abruzzo;
- nelle restanti regioni meridionali è evidente un aumento dei tassi in Campania, Molise e Puglia, mentre resta pressoché invariato rispetto al primo semestre il tasso registrato in Basilicata e Sicilia e si rileva una diminuzione per quello della Calabria.
L’andamento giornaliero in alcune Regioni
È interessante infine osservare la ricostruzione delle curve giornaliere di alcune regioni (in termini di quozienti per 100.000 abitanti) e in particolare di Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Lazio, Campania, Puglia che disegnano nel dettaglio quanto sintetizzato con gli indicatori sopra commentati permettendo tuttavia di apprezzare l’andamento lungo il corso dell’anno 2020.
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