Le meduse sono creature marine affascinanti ma, in molti casi, possono rappresentare un serio pericolo per gli esseri umani. Tra le varie specie di meduse, le cubomeduse emergono come alcune delle più pericolose, le più letali al mondo. Questi misteriosi abitanti degli oceani tropicali sono noti per il loro veleno estremamente potente, che può causare gravi danni o addirittura la morte con arresto cardiaco in pochi minuti. In particolare, la loro presenza nelle acque dell’Australia ha guadagnato loro il poco invidiabile soprannome di “vespe di mare”.
Per fortuna, quella che si trova nel Mediterraneo non è così pericolosa come quella delle acque tropicali che ogni anno fa anche settanta vittime, uccidendo addirittura più dello squalo. Le punture della cubomedusa dell’Adriatico sono dolorose ma, per quanto intensi, gli effetti sono di breve durata. Purtroppo essendo quasi trasparenti è molto facile imbattersi nei loro piccoli tentacoli.
L’anatomia delle Cubomeduse
Le cubomeduse, scientificamente note come Cubozoa, appartengono a una classe di meduse che comprende circa venti specie marine. Sebbene siano di dimensioni relativamente piccole, sono estremamente pericolose per gli esseri umani a causa dei loro nematocisti, piccole strutture urticanti capaci di paralizzare le prede. Riconoscere queste creature è cruciale per ridurre il rischio di punture.
La caratteristica più distintiva delle cubomeduse è la loro campana a forma di cubo, da cui si estendono uno o più tentacoli, ciascuno ricoperto da centinaia di migliaia di nematocisti. Questi piccoli dardi velenosi sono responsabili della pericolosità delle cubomeduse.
Oltre alla loro inquietante abilità urticante, le cubomeduse presentano anche organi visivi complessi che consentono loro di vedere sia all’interno che all’esterno del corpo. Queste creature sono composte principalmente da due strati di cellule, ectoderma ed endoderma, collegati da un tessuto centrale contenente principalmente acqua per garantire loro la galleggiabilità. A differenza di molte altre meduse, le cubomeduse sono attive nuotatrici e predano attivamente pesci, seguendo una direzione da loro scelta a una velocità di circa due metri al secondo.
Distribuzione geografica
Le cubomeduse si trovano in tutti gli oceani, ma le specie più velenose si concentrano nelle zone tropicali dell’Oceano Indiano e dell’Oceano Pacifico. Occasionalmente, si possono trovare in California, Nuova Zelanda, Giappone e Sudafrica. Tuttavia, queste creature non sono migratorie; tendono a stabilirsi in fondali bassi che offrono un ambiente congeniale per il loro sviluppo. Ogni regione ha la sua specie di cubomedusa, il che significa che avvistamenti simili in diverse parti del mondo sono probabilmente dovuti a descrizioni poco accurate piuttosto che a una loro reale presenza.
Recentemente, tuttavia, le cubomeduse hanno attirato l’attenzione in Italia, soprattutto lungo la costa adriatica.
La terribile pericolosità delle cubomeduse australiane
Il soprannome poco invitante di “vespe di mare” è ben meritato, considerando quanto siano pericolose le cubomeduse, soprattutto quelle presenti nelle acque australiane. Tra di esse, la medusa Irukandji è particolarmente spaventosa, in quanto una sua puntura può causare la sindrome che porta il suo nome. Questo include sintomi come crampi, mal di schiena, dolore ai reni, emicrania, insonnia, tachicardia e ipertensione, spesso richiedendo lunghi ricoveri ospedalieri. Purtroppo, non esiste un antidoto specifico per il suo veleno.
Ma la vera regina tra le cubomeduse australiane è la Chironex fleckeri. Una sua puntura è estremamente dolorosa e induce una sensazione intensa di calore, seguita da spasmi, paralisi e, talvolta, arresto cardiaco. La rapidità con cui questi sintomi si sviluppano rende quasi inutile l’uso dell’antidoto, nonostante ne esista uno. Gli interventi di soccorso umano spesso impiegano troppo tempo per evitare conseguenze gravi o fatali.
Le cubomeduse rappresentano un pericolo reale, soprattutto nelle acque tropicali dell’Australia. È fondamentale essere consapevoli della loro presenza e prendere precauzioni per evitare punture, come indossare abiti protettivi quando si nuota in zone a rischio.
In caso di puntura da cubomedusa o medusa in generale, è importante seguire alcune procedure per gestire la situazione e alleviare il dolore. Ecco cosa fare in caso di puntura da cubomedusa:
- Rimuovere i tentacoli: La priorità è rimuovere delicatamente i tentacoli della medusa dalla pelle. È importante farlo senza toccarli con le mani nude, poiché potrebbero ancora contenere veleno attivo. Usare guanti, pinze o un oggetto non appuntito per farlo. Sciacquare bene la zona con acqua salata per eliminare qualsiasi residuo.
- Irrigare con acqua salata: Dopo aver rimosso i tentacoli, irrigare abbondantemente la zona colpita con acqua salata. L’acqua dolce potrebbe attivare i nematocisti rimasti, quindi è meglio evitare l’acqua dolce.
- Rimuovere qualsiasi residuo: Con molta delicatezza, verificare se ci sono eventuali frammenti di tentacoli rimasti sulla pelle e rimuovili.
- Applicare calore locale: L’applicazione di calore locale può aiutare a ridurre il dolore e l’infiammazione. Usare acqua calda (non bollente) e immergere la zona colpita per circa 20-45 minuti o fino a quando il dolore diminuisce.
- Applicare crema anestetica: Se disponibile, applicare una crema anestetica locale per alleviare il dolore.
- Assumere analgesici: Se il dolore persiste, è possibile assumere analgesici da banco come ibuprofene o paracetamolo secondo le istruzioni mediche
- Monitorare i sintomi: Osservare attentamente i sintomi. Se insorgono reazioni gravi, come difficoltà respiratorie, gonfiore esteso, vertigini o nausea, cercare assistenza medica immediata.
- Evitare di grattare o sfregare: Evita di grattare o sfregare la zona colpita, poiché questo potrebbe peggiorare l’irritazione.
- Chiamare immediatamente il servizio di emergenza sanitaria se i sintomi sono gravi o se si hanno dubbi sulla gravità della puntura.
La gravità delle punture di medusa può variare notevolmente a seconda della specie e della sensibilità individuale. È importante essere pronti a reagire in modo adeguato e a cercare assistenza sanitaria se necessario, specialmente se si tratta di una puntura da cubomedusa o di una specie particolarmente velenosa.
Redazione NurseTimes
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