Ha solo 16 giorni e respira a fatica, attaccato all’ossigeno. Il piccolo è ricoverato nella Pediatria dell’Ospedale di Santorso (Vicenza) da quando aveva appena pochi giorni. Ha una polmonite da Covid-19. E ogni giorno per lui comincia una nuova battaglia per la vita.
La macchina lo aiuta, facendogli inalare ossigeno ad alti flussi perché i bassi non bastavano più. Sta rischiando molto. Tant’è che è necessario monitorarlo 24 ore su 24. «Abbiamo predisposto telecamere vicino alle culle – il dottor Massimo Scollo, direttore della Pediatria dell’Ospedale Santorso di Vicenza – avere qualcuno accanto al bambino ventiquattro ore su ventiquattro è molto difficile, ma questi neonati non possono essere abbandonati neanche un istante».
Accanto c’è la mamma (positiva)
Nella stanza con lui c’è la sua mamma, anche lei positiva (non è vaccinata). «In questi casi facciamo in modo di far entrare in ospedale anche le mamme positive – spiega Scollo – devono stare dentro coi bambini, il contatto è importantissimo anche per la guarigione, soprattutto a quest’età. Abbiamo stanze singole in cui li ricoveriamo insieme. Stanno accanto, finché non ci sono terapie intensive di mezzo. Lui la sente vicina e questo lo aiuta a guarire». Il neonato due giorni fa era peggiorato molto e stava per essere trasferito in terapia intensiva. Poi per fortuna le cose si sono stabilizzate. «Purtroppo per bambini così piccoli il rischio è molto alto – spiega Scollo – bastano due giorni senza nutrirsi e tutti i parametri saltano. Vanno in ipoglicemia, in disidratazione. Sono monitorati continuamente, altre soluzioni non ce ne sono. Le difficoltà respiratorie sono importanti ma iniziamo a vedere qualche debole miglioramento».
Bambini in reparto
Dall’ospedale ancora non sanno se la variante in questione è Omicron: «Stiamo sequenziando il virus – spiega Scollo – i dati comunque dicono che nel Vicentino è predominante la variante Omicron». In questo momento la pediatria del Santorso ha due bambini piccolissimi (di meno di un anno)e altri due sono stati dimessi oggi. «Purtroppo a volte arrivano quando stanno già male da qualche giorno – dice Scollo – , i genitori tengono i bambini a casa e quando arrivano qui sono già in condizioni gravi». Oltre al Covid, poi, c’è la Misc, la patologia che in alcuni casi è derivata dal Covid stesso. «A qualche settimana di distanza dall’infezione insorgono alcune patologie – spiega Scollo – febbre alta, dolori, interessamento epatico, congiuntivite. Il problema è quando diventano miocardite o pericardite».
I due percorsi
Il Santorso intanto proprio in queste settimane ha diviso il reparto in due percorsi, gestendo i pazienti Covid19 senza compromettere quella degli altri non contagiati. «In queste settimane stanno tornando ricoveri da bronchite – spiega Scollo – siamo a pieno ritmo e i bambini piccolissimi colpiti sono molti di più rispetto ad un tempo. Quello che mi preoccupa di più sono le co-infezioni. In questo momento la bronchite sta tornando nel pieno della sua forza, come a metà ottobre. Abbiamo avuto diversi bambini colpiti anche tra i più grandi. Abbiamo messo ossigeno a bambini di 2-3 anni, una cosa inusuale». Soluzioni? Non ce ne sono. «Sicuramente il vaccino nelle gestanti è qualcosa di utile, gli anticorpi passano al neonato e in qualche modo lo aiutano – continua Scollo – usiamo anche gli anticorpi monoclonali nei prematuri con polmone compromesso. Però seguiamo i protocolli Aifa (l’agenzia regolatoria del farmaco in Italia, ndr) non è che possiamo fare a tutti questa profilassi. E oltre ai genitori ci sono i fratelli maggiori, magari piccoli e di conseguenza non vaccinati e spesso il virus passa anche da lì».
Redazione Nurse Times
Fonte: corriere
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