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Covid-19: infermieri e il grande bluff della politica

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Covid-19: infermieri e il grande bluff della politica
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Nel mezzo del cammin di nostra pandemia” ci ritrovammo in una selva oscura e la diritta via era ormai smarrita

Gentile Direttore di NurseTimes,

direi così parafrasando un famosissimo passo della DIVINA COMMEDIA se devo riflettere come voglio sulla questione infermieristica, sulla politica in generale, sul momento storico e su noi stessi congiunti alla nostra politica professionale.

Ci troviamo nel bel mezzo della tempesta perfetta la pandemia che morde e morderà nonostante l’avvento dei vaccini, una crisi economica e sociale ormai evidente e di non facile gestione, una crisi per molti inspiegabile della cabina di regia del nostro paese, un sistema sanitario che si è dimostrato incapace di gestire alcunché. E per restare a noi, una professione osannata ed abbandonata al suo destino.

Giusto ieri ascoltando le parole del buon caro Matteo Renzi dopo il colloquio con il Presidente della Repubblica ho sentito traballare la sedia sotto il mio sedere, un terremoto?

Macché un moto di rabbia bello robusto. Sentire inopinatamente tirare per la giacchetta noi infermieri in un tentativo alquanto squallido di portare acqua al suo mulino.

Ci viene a raccontare che la crisi l’ha aperta anche per noi infermieri!

Ma per favore!

Almeno abbia la compiacenza di non tirarci nel suo gioco.

Da quando in qua questo signore si è interessato della nostra professione?

Vorrei solamente ricordare e poi passerò ad altri aspetti certamente più propositivi, che era lui Presidente del Consiglio quando è stata inserita in finanziaria la mancetta del rinnovo contrattuale!

Perché ci si avvicinava alle elezioni e dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale sull’illegittimità di un blocco dei rinnovi, che durava da 10 anni!

E che lui stesso, da presidente del consiglio, ha ulteriormente prorogato, insieme ad un consistente taglio dei fondi per la sanità. Il giochetto di raccattare voti rinnovando i contratti della P.A. fallì ed il resto è storia.

Noi ci siamo ritrovati però con un contratto truffaldino e vergognoso.

Ed oggi ci viene a raccontare che ha aperto una crisi in questo momento per rispettare noi?? Forse ha scambiato gli infermieri per un bancomat elettorale…

Ora tralasciando il personaggio politico, vorrei iniziare un ragionamento un pochino più ampio e propositivo a beneficio di tutti noi professionisti, della politica e della nostra politica professionale.

Diciamo per prima cosa, perchè da questo discende poi tutto, che il nostro sistema salute ha dimostrato in questa pandemia di essere sulla carta forse il migliore.

Per quanto scritto e mai applicato sulla nostra legge di riforma sanitaria la 833/78. Proprio, però, per quel mai applicato e per le modifiche anche costituzionali apportate nell’ottica appunto di spegnere le istanze rivoluzionarie contenute in questa legge un sistema fallace perchè viziato da un confondimento di fondo. Questo, infatti, così come è, riesce (anche a volte con grandi eccellenze) a curare la malattia.

Ma è totalmente incapace di curare le persone. Questo è il punto di caduta che ci riguarda come infermieri e come cittadini/utenti del sistema.

Resta del tutto ovvio che una sistema salute centrato sul curare ha come fulcro e riferimento la classe medica, che in questa condizione rappresenta un centro di potere, una lobby senza limiti che schiaccia e relega ad un ruolo marginale ed improprio la professione infermieristica.

La stessa vicenda delle così dette competenze avanzate tanto cara ad alcuni sindacati ed alla nostra federazione cosa altro è se non un misero contentino autoreferenziale e destinato a pochi eletti (tra l’altro ben lungi dall’essere una realtà fruibile).

Quando poi ad essere negato e disatteso è il vulnus scientifico della nostra professione: IL PROCESSO DI NURSING.

Cosa siamo senza di questo? Cosa rappresentiamo in questo modo?

Potremo mai essere considerati per la nostra infungibile professione se ci viene negata la sua stessa essenza? Ed infine: che sistema salute, quale qualità e quale capacità di rispondere ai bisogni di salute?

Oggi nel tentativo goffo di cercare di mettere riparo a questa evidente carenza strutturale, molti (e tra questi tanti politici colpevoli di questo stato di cose) stanno sbandierando ai quattro venti la soluzione di tutti i mali: ci siamo inventati (per modo di dire) L’INFERMIERE DI FAMIGLIA.

Per carità certamente una figura utilissima e necessaria, ma se questa è inserita in un contesto così fallace, a cosa dovrebbe servire, se non a scrivere le ricette o a fare il segretario dei MMG?

Quali spazi di applicazione del nostro vulnus scientifico ci sono in questo quadro generale!

Come ho già avuto modo di dire, ribadisco che dietro le parole “INFERMIERE DI FAMIGLIA” ci deve necessariamente essere un cambio di rotta del sistema salute.

Magari fosse, ma non basta inserire in uno dei tanti decreti ristori l’istituzione dell’infermiere di famiglisa.

Non basta che qualche interessata università si sbrighi a mettere su un master.

Non basta che questo passi come competenze avanzate.

Ci vuole un cambio di paradigma che porti al centro non tanto la malattia, che certamente va curata, ma le persone, la prevenzione, i bisogni di salute intesa come la stessa O.M.S. LA DEFINISCE:

“uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia”.

CHI SE NON GLI INFERMIERI E LA LORO SCIENZA, IL NURSING, SONO PIU’ VICINI A QUESTA DEFINIZIONE?

E quanto lontano è il nostro sistema salute da questa definizione?

Allora cari decisori, politici, sindacati e OPI partiamo da qui, dalla certificazione del fallimento che questo modello di salute ha così prepotentemente evidenziato.

Riscopriamo i valori fondanti di una vecchia legge di oltre 40 anni fa e che mai è stata applicata nei suoi valori.

Smettiamo di correre dietro alla prestazione ed al suo profitto ed iniziamo a prenderci cura delle persone.

Per fare questo servono tre cose fondamentali:

  1. cambiare paradigma da curare a prendersi cura;
  2. gli infermieri, la loro scienza e le loro competenze;
  3. modelli organizzativi incentrati sul territorio, sulla ricerca e sulla clinica intesa come processo di cura della persona (nursing) e di tanti e qualificati professionisti.

Invece di continuare a tirarci per la giacchetta, di definirci eroi, salvo poi dimenticarsi di noi al primo giro di boa, di stampare monete celebrative, di cantare cori alle finestre o nei talk show politici salvo poi prenderci ad insulti e botte nei setting di cura ascoltate la nostra voce e riprogettiamo insieme un sistema salute a misura dei bisogni e non della malattia.

Fare questo necessita di investimenti, ma la parte economica potrebbe essere davvero minima rispetto all’ambizioso traguardo e sarebbe spalmata in un medio termine.

L’investimento consistente va fatto sui concetti del cambio di paradigma, sul ripensare ad una sanità che sia Pubblica, uguale per tutti e centralizzata, in mano allo Stato come garante dell’equità, accessibilità e soprattutto di prossimità.

Questo deve fare la politica!

Questo dobbiamo pretendere come professionisti: di essere veri professionisti del nursing ad iniziare dall’università dove deve finalmente vedere la luce la facoltà di nursing.

La salute è un bene prezioso ed è un bene di tutti.

Per noi professionisti della salute in particolare un bene che va difeso, coltivato ed accresciuto.

Noi infermieri ci siamo, ci siamo sempre stati anche quando siamo stati mandati al fronte con le scarpe di cartone, eravamo lì e continueremo ad esserci, in qualsiasi condizione, al fianco dei cittadini e dei nostri pazienti senza retorica.

Vogliamo però essere ascoltati e dare il nostro contributo intellettuale ed organizzativo.

Vogliamo essere protagonisti del nostro futuro e con esso del futuro del nostro sistema salute.

Politici, cittadini, colleghi sfidateci su questo e non tirateci la giacchetta ad ogni necessità di visibilità.

Siamo e saremo sempre di più la professione che salverà e renderà il nostro sistema salute un esempio mondiale; perchè già oggi iL mondo, ma non la nostra nazione, ci riconosce le nostre infungibili qualità, le nostre competenze e la nostra elevata professionalità.

L’Italia il nostro paese, cosa ancora aspetta?

Angelo De Angelis

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