Lo rivela uno studio condotto dai ricercatori di Fondazione Policlinico Gemelli e Università Cattolica.
Ricercatori della Fondazione Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” Irccs e dell’Università Cattolica, Campus di Roma, hanno dimostrato che quasi un paziente su cinque, il 16,7% dei guariti dalla sindrome Covid-19, continua ancora a essere positivo al tampone per alcune settimane.
È quanto emerso da uno studio pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine e condotto dal professor Francesco Landi, del Dipartimento di Scienze dell’invecchiamento, neurologiche, ortopediche del Policlinico Gemelli e docente alla facoltà di Medicina e chirurgia all’Università Cattolica.
Lo studio ha coinvolto 131 pazienti Covid-19. Si è visto che 22 dei pazienti (16.7%), pur rispettando tutti i criteri per terminare la quarantena (assenza di febbre e due tamponi negativi), hanno presentato nuovamente tampone positivo dopo due settimane. La probabilità di restare positivi al SARS-CoV-2 è più alta tra coloro che presentano ancora dei sintomi.
La Fondazione Policlinico Gemelli ha attuato un servizio di assistenza post-acuta per i pazienti Covid-19 guariti e dimessi dall’ospedale per monitorarne la salute a lungo termine. Tra il 21 aprile e il 21 maggio scorsi un totale di 137 individui ufficialmente guariti dal coronavirus sono stati coinvolti nello studio. Quasi tutti i pazienti (131) hanno ricevuto un nuovo tampone a giugno.
Ebbene, è emerso che diversi sintomi erano ancora frequenti nella popolazione di guariti: fatica nel 51%, difficoltà respiratorie nel 44%, tosse nel 17%, indipendentemente dall’esito positivo o negativo del tampone effettuato a giugno. La probabilità di risultare ancora positivi al SARS-CoV-2 dopo la guarigione è risultata significativamente elevata tra coloro che ancora presentavano sintomi respiratori, come mal di gola e rinite (sintomi simili al raffreddore).
“Questo è il primo studio a fornire un dato certo sui pazienti (16,7%) ancora positivi al tampone dopo la guarigione – rileva Landi –. I risultati suggeriscono che una significativa quota di guariti potrebbe essere ancora potenziale portatore del virus. In particolare, i guariti in cui persistono mal di gola e rinite dovrebbero evitare contatti ravvicinati, indossare la mascherina e possibilmente ripetere un ulteriore tampone. Tuttavia non è chiaro se il tampone positivo sia necessariamente indicativo di presenza del virus vivo, e quindi infettivo nel soggetto guarito”.
Redazione Nurse Times
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