Negli Usa c’è chi ne mette in dubbio la reale efficacia. Il pomo della discordia è rappresentato dal nuovo regime mezza dose – dose piena.
Il vaccino anti-Covid sviluppato da Università di Oxford e Irbm Pomezia, e prodotto da AstraZeneca, dovrà essere sottoposto a un ulteriore studio. Lo riporta il quotidiano britannico Guardian, che segnala anche il parere espresso da un analista americano, secondo cui questo prodotto, arrivato alle battute finali della fase 3, “non otterrà mai l’autorizzazione negli Usa”, Ciò perché l’azienda “avrebbe tentato di abbellire i risultati”, che inizialmente parlavano di un’efficacia pari al 70% e poi risultata del 90% (somministrando prima una dose dimezzata a poi una dose piena, anziché che le due prevista dai trial clinici).
Accuse rispedite al mittente da John Bell, professore di Medicina a Oxford e consigliere per le scienze della vita del Governo britannico. “Non abbiamo aggiustato nulla durante i trial”, ha detto, aggiungendo che sperava che i risultati completi sottoposti a per review sarebbero stati pubblicati sulla rivista Lancet nel fine settimana. Dunque, per verificare l’efficacia terapeutica del nuovo regime mezza dose – dose piena sono necessari ulteriori studi.
“Ora che abbiamo trovato quella che sembra una migliore efficacia, dobbiamo convalidarlo, e quindi dobbiamo fare un ulteriore studio”, ha spiegato il Ceo di AstraZeneca, Pascal Soriot, in un’intervista a Bloomberg, citata dal quotidiano britannico. Potrebbe essere avviato uno studio internazionale, ma “potrebbe essere più veloce, perché sappiamo che l’efficacia è alta, e quindi abbiamo bisogno di un numero inferiore di pazienti”.
Redazione Nurse Times
Lascia un commento