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Coronavirus, partita la sperimentazione del vaccino italiano Takis

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Coronavirus, partita la sperimentazione del vaccino italiano Takis
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Chiamato Covid-eVax, il siero sviluppato dall’azienda di Castel Romano è stato somministrato all’ospedale San Gerardo di Monza al primo degli 80 volontari che prendono parte alla fase 1.

La Commissione europea ha firmato un secondo contratto con Moderna per la fornitura di altre 300 milioni di dosi del vaccino anti-Covid messo a punto dalla casa farmaceutica americana. Lo ha annunciato la commissaria Ue per la Salute, Stella Kyriakides.

Intanto è partita la sperimentazione del vaccino tutto italiano chiamato Covid-eVax e sviluppato dalla Takis di Castel Romano (Roma), in collaborazione con la Rottapharm Biotech di Monza. Il primo volontario sano degli 80 previsti per la fase 1 è stato vaccinato all’ospedale San Gerardo di Monza, uno dei tre centri italiani che, in collaborazione con l’Università di Milano-Bicocca, è coinvolto nella sperimentazione clinica con l’Istituto Nazionale Tumori – Fondazione Pascale di Napoli, con l’Istituto Spallanzani di Roma e con lo stesso San Gerardo.

“La fase 1 della sperimentazione, su 80 volontari sani divisi in quattro gruppi con dosi diverse somministrate con o senza richiamo, “sarà attaccata alla fase 2 – ha detto Luigi Aurisicchio, amministratore delegato e direttore scientifico di Takis –. Non appena avremo le informazioni relative alle dosi più promettenti procederemo immediatamente con la seconda dose, probabilmente tra fine settembre e l’inizio di ottobre su ulteriori 240 pazienti. Quindi passeremo alla fase 3″.

Nelle prove di laboratorio il siero italiano ha provocato una forte risposta immunitaria sia di tipo anticorpale sia cellulare. Si basa su una tecnologia nuova rispetto a quella dei vaccini finora disponibili, che può essere facilmente aggiornata per combattere le varianti. Inoltre “consente di evitare la catena del freddo nella conservazione e nel trasporto”, rileva Aurisicchio.

E’ infatti un vaccino a Dna: per stimolare la reazione immunitaria utilizza un frammento di Dna che viene iniettato nel muscolo e promuove la produzione di una porzione specifica della proteina Spike, la principale arma che il virus utilizza per entrare nelle cellule umane. L’efficienza del processo è aumentata dalla tecnica dell’elettroporazione, che favorisce il passaggio del Dna nelle cellule grazie a lievi e brevi stimoli elettrici. Quest’ultima tecnica è stata sviluppata da un’altra azienda italiana, l’Igea di Carpi.

I tre centri clinici sono coinvolti in tutte le attività dello studio, ma ciascuno ha responsabilità maggiori su uno dei tre aspetti principali della sperimentazione: il San Gerardo, dove è avvenuta la prima somministrazione nel Centro di ricerca di fase 1 diretto da Marina Cazzaniga, dell’Università di Milano-Bicocca, è responsabile del trattamento dei primi soggetti di ciascuna dose e della verifica dei risultati preliminari; il Pascale ha un ruolo determinante nell’espansione del numero di soggetti per ciascuna dose, al fine di consolidare i risultati; lo Spallanzani è responsabile di tutti gli esami di laboratorio che documentino la risposta immunitaria e quindi la potenziale efficacia.

Redazione Nurse Times

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