L’operazione di “filtro potenziato” non ha funzionato a dovere. Ora sono otto i malati nel reparto di Rianimazione.
E’ uno scenario scoraggiante, quello degli Ospedali Riuniti di Foggia. Proprio quando si pensava alla fase 2 e al potenziamento del post-acuzie, ecco che un infermiere 65enne è stato ricoverato in Rianimazione, dove ora sono otto i malati presenti, tra personale sanitario e pazienti. Evidentemente qualcosa è andato storto: La “zona grigia”, creata per evitare contaminazioni dalle cosiddette aree pulite (fuori dai percorsi Covid), non sarebbe riuscita a filtrare al meglio i casi positivi.
Un paziente risultato due volte negativo al tampone nell’arco di 15 giorni è stato così ricoverato in Medicina interna, reparto diretto dal preside della Facoltà di Medicina dell’Università di Foggia, Gianluigi Vendemiale. La conferma della positività al coronavirus sarebbe arrivata solo al terzo tampone. Nel frattempo, però, altri sei pazienti sono stati contagiati e alcuni operatori (si attende l’esito dei test). I degenti sono stati trasferiti nei reparti di Malattie infettive e Pneumologia. Le attività del reparto sono state ridotte al minimo per le operazioni di sanificazione e tre pazienti risultano isolati in tre stanze differenti.
“Queste situazioni non si possono prevedere – dice Vendemiale -. Il 16 aprile abbiamo dimesso un paziente, negativo al Covid-19, con un quadro clinico in netto miglioramento. Poi, il 19, è rientrato con tampone positivo. Noi siamo un reparto bianco, cosiddetto ‘pulito’, e riceviamo pazienti negativi. Può succedere però che arrivino dalle aree filtro con diverse patologie senza i sintomi del virus, e quindi si attivino dei cluster interni ai reparti”.
L’ipotesi che circola in queste ore in corsia è che il paziente avrebbe infettato gli altri pazienti e, dunque, il personale. Per il momento, si stanno ricostruendo i contatti per determinare la catena del contagio. “Purtroppo ci aspettiamo qualche altro caso positivo tra gli operatori – commenta Vendemiale –. Non immaginiamo cosa possa succedere tra due mesi con i Covid Hospital, con presidi interamente dedicati. Non possiamo avere garanzie sul quadro clinico di chi ci arriva, nessuno al momento può darci la certezza della negatività all’ingresso in ospedale. Il mio reparto è in assetto di guerra, le stanze hanno un letto o al massimo due. Noi facciamo trial clinici, ricerche e non possiamo vivere con questo scenario per troppo tempo, con medici e operatori bardati. Con il rischio che possa scatenarsi qualche contagio”.
Intanto, come detto, arrivano notizie di un infermiere ricoverato in Rianimazione. Di medici internisti risultati positivi. L’operazione di “filtro potenziato” messa in piedi dal direttore generale, Vitangelo Dattoli, con la creazione di equipe dedicate, si sta scontrando con la realtà. Con la difficoltà di bloccare sul nascere la catena nel contagio nel Policlinico. La doppia anima dell’assistenza, con “percorsi puliti” e dedicati alla pandemia, rischia di aizzare nuovi focolai (Geriatria e Medicina i reparti al momento più esposti). Proprio mentre la curva dei nuovi contagi comincia a essere in discesa.
Redazione Nurse Times
Fonte: l’Immediato
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