Negli ultimi giorni l’Epidemia Orientale sostenuta da un ceppo di Coronavirus è oggetto di numerosissimi casi di polmonite, associati ad ospedalizzazioni massicce e a decessi in pazienti con condizioni di salute precarie e/o sovrapposizione di più patologie
I Coronavirus sono una famiglia di Virus piuttosto vasta che contagiano l’uomo dando sintomi e segni riconducibili ad uno stato influenzale o degenerando in stati di malattia più importanti come MERS (Middle East Respiratory Syndrome) o SARS (Severe acute respiratory syndrome). Il nuovo virsu, battezzato 2019-nCoV, ha manifestazioni associate a dispnea, febbre, tosse secca, polmonite e alterazione della formula leucocitaria (diminuzione globuli bianchi).
La terapia è mirata al sostegno delle funzioni vitali qualora il quadro generale precipiti: all’affezione virale non è associata somministrazione di antibioticoterapia (eccetto casi eccezionali!) e la guarigione avviene dopo l’intervento mediato dal sistema anticorpale dell’individuo.
Uno studio del 2012 di Clinical Microbiology and Infection riportato su European Society of Clinical Microbiology and Infectious Diseases, CMI, 19, 249–256 ha evidenziato quanto l’assistenza del paziente con un quadro di grave distress respiratorio associato ad infezione virale da H1N1 poteva evitare il decorso clinico infausto se trattato con NIV (ventilazione meccanica non invasiva).
La ventilazione meccanica non invasiva è una metodologia di assistenza ventilatoria a paziente attraverso machere facciali o altri devices. Infatti il suo impiego trova spazio nei pazienti con insufficienza respiratoria ipercapnica acuta o cronica.
Nel caso di infezione da Coronavirus 2019-nCoV e quadro sindromico respiratorio ingravescente è possibile optare l’impiego della NIV, con significative riduzioni di intubazione oro-tracheale. Il tentativo di ventilazione con NIV garantirebbe, secondo lo studio, di evitare intubazione oro-tracheale nel 40.6% dei casi.
Inoltre si è rilevato che il successo della NIV è stato associato a un ricovero più breve.
I dati hanno suggerito che sui 685 pazienti, i reclutati 177 sono stati sottoposti a NIV e 72 di loro (40.6%) ha avuto benefici e non hanno necessitato di successiva intubazione oro-tracheale.
CALABRESE Michele
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