Per il segretario generale Ghebreyesus la solidarietà scientifica tra le nazioni rappresenta la soluzione alla crisi.
Calma e gesso. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) convoca in settimana a Ginevra 400 super esperti per ragionare di potenziali vaccini contro l’epidemia che arriva dall’Oriente e invita la comunità internazionale alla collaborazione. «Visto che i casi fuori dalla Cina non sono più di 390, abbiamo una finestra di opportunità per sconfiggere il coronavirus: dobbiamo sfruttare questa occasione», spiega il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus (foto), sottolineando come la solidarietà scientifica possa essere la chiave di volta della crisi.
Mentre Pechino aggiorna le cifre del contagio (40.235 casi confermati e 909 morti), Ghebreyesus ammette che all’estero la diffusione del virus sembra più contenuta, ma la possibilità di un’accelerazione resta alta, specie nel continente africano: «È solo la punta dell’iceberg». Anche considerando il primo episodio europeo di trasmissione senza sintomi verificatosi in Germania e analizzato dal New England Journal of Medicine. Da qui «la strategia del contenimento», vale a dire prepararsi senza allarmismi.
Per il momento l’Unione Europea è ferma a quota 37 (14 casi in Germania, 11 in Francia, 3 in Italia, 4 nel Regno Unito, 1 in Belgio, 1 in Finlandia, 2 in Spagna, 1 in Svezia). Ma giovedì i ministri della Salute dei 27 Paesi membri si riuniranno a Bruxelles per fare il punto e tracciare la strategia comunitaria in caso di emergenza prolungata o ampliata. Dieci giorni fa l’Ue ha disposto lo stanziamento di 10 milioni di euro dal suo programma di ricerca e innovazione “Orizzonte 2020” per sostenere la ricerca sulla nuova malattia.
«Parliamo di una minaccia seria e imminente per la salute pubblica», rilancia il Governo britannico, come a rinforzare la posizione di Bruxelles, da cui, giocoforza, si sente oggi meno rappresentato. Londra annuncia anche di aver adottato misure per «ritardare o prevenire ulteriori trasmissioni del virus».
L’equilibrio tra rischio reale e percepito resta precario, è una partita a tre tra informazione, disinformazione e fake news. Al momento ci sono state solo due vittime fuori dalla Cina, una a Hong Kong e una nelle Filippine, ma la paura ingigantisce la minaccia, soprattutto se di portata sconosciuta (secondo l’esperto americano Gordon Chang, Pechino sta mentendo sulle reali dimensioni dell’epidemia). E dalla ex colonia britannica filtra in queste ore la notizia di due persone fuggite dalla quarantena imposta per chi arriva dalla madrepatria e braccate dalla polizia.
Redazione Nurse Times
Fonte: La Stampa
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