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Coronavirus, l’Europa vara le zone rosso scuro per limitare i viaggi non essenziali

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Coronavirus, l'Europa vara le zone rosso scuro per limitare i viaggi non essenziali
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Il nuovo codice colore, da adottare a discrezione dei governi, si applicherebbe alle aree in cui il tasso di notifica di 14 giorni è superiore a 500 ogni 100mila persone. Chi vorrà uscire dovrà sottoporsi a test e quarantena fino a 14 giorni.

La diffusione di numerose varianti del coronavirus e l’elevato numero di nuove infezioni in molti Stati membri hanno indotto la Commissione europea a proporre un aggiornamento della raccomandazione diffusa in ottobre dal Consiglio europeo per coordinare le misure che incidono sulla libera circolazione nell’Ue. Aggiornamento riguardante sia il codice colore concordato per la mappatura delle aree a rischio sia misure più rigorose da applicare ai viaggiatori provenienti dalle nuove zone ad alto rischio.

Ai colori già esistenti (verde, arancione, rosso e grigio), distintivi della tabella Ecdc (Centro europeo per la prevenzione delle malattie) che tiene conto del tasso di notifica dei nuovi casi a 14 giorni,  del tasso di  test effettuati e dell’indice di positività al test, la Commissione ha proposto di aggiungere il rosso scuro per indicare le aree in cui il virus circola a livelli molto elevati. Tale codice, cioè, si applicherebbe alle aree in cui il tasso di notifica di 14 giorni è superiore a 500 ogni 100mila persone.

Sono quattro le regioni italiane che probabilmente rientreranno nella nuova categoria: Emilia RomagnaVenetoFriuli Venezia Giulia e Provincia autonoma di Bolzano. Chi vorrà uscire da queste aree, anche per viaggi essenziali, dovrà sottoporsi a test e quarantena fino a 14 giorni. Trattandosi di una proiezione redatta con i dati disponibili, al momento la mappa europea contenente questi territori italiani è informale. La nuova mappa ufficiale sarà pubblicata nei prossimi giorni, dopo ulteriori verifiche dall’Ecdc.

La norma non vale solo per uscire dalle zone italiane di colore rosso scuro in direzione di un altro partner Ue, ma anche all’interno del territorio italiano, ovvero per gli spostamenti verso regioni appartenenti a un’altra categoria. Siamo comunque di fronte a linee guida, ora al vaglio dei vari governi, che ogni paese può decidere se e in che misure applicare.

Oltre alle regioni italiane, sono colorate di rosso scuro anche la penisola iberica, ad eccezione della parte settentrionale (dalla Galizia ai Paesi Baschi), alcune zone meridiionali e centrali della Francia, l’intera Irlanda, parte della Germania, la Repubblica Ceca, alcune zone dell’Europa centro-orientale, i Baltici, parte della Svezia Cipro. Restano arancioni Finlandia, Norvegia e Grecia, che ha anche una porzione ancora verde, con contagi ancora inferiori.

La Commissione ha poi rinnovato la sua raccomandazione agli Stati membri per adottare, mantenere o rafforzare tutti gli interventi non farmaceutici, come le misure di permanenza a domicilio e la chiusura temporanea di alcune aziende, in particolare nelle aree rosso scuro, per aumentare il numero di test e il tracciamento, per incrementare la sorveglianza e il sequenziamento dei casi di Covid-19, per raccogliere più informazioni possibili sulla diffusione di nuove varianti più infettive.

Per le persone che vivono nelle regioni di confine, la Commissione ritiene che dovrebbero essere esentate da alcune delle restrizioni di viaggio. A coloro che hanno bisogno di attraversare frequentemente il confine per motivi familiari o di lavoro, non dovrebbe quindi essere chiesto di sottoporsi a quarantena e la frequenza dei test dovrebbe essere proporzionata. Inoltre, se la situazione epidemiologica su entrambi i lati del confine è simile, non dovrebbe essere imposto alcun requisito di test.

“L’accordo di ottobre – ha commentato il commissario europeo per la Giustizia, Didier Reynders (foto) – è stato un grande passo avanti nei nostri sforzi per frenare la diffusione del Covid-19, preservando i viaggi essenziali e il funzionamento del mercato unico. Ciò di cui abbiamo bisogno ora, in considerazione delle nuove varianti, è un coordinamento ancora maggiore e uno sforzo comune europeo per scoraggiare i viaggi non essenziali. Le chiusure delle frontiere non aiuteranno, ma le misure comuni lo faranno”.

Redazione Nurse Times

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