Di seguito lo scritto inviato “per rappresentare la sperequazione della categoria anche in questo momento di crisi per il Covid-19”.
Gentile Presidente,
in questi giorni di impegno del popolo italiano a combattere la tremenda pandemia di COVID-19 che ha colpito in particolar modo il nord del nostro Paese, gli infermieri che Lei rappresenta si stanno distinguendo per abnegazione e spirito di sacrificio. In questo quadro di guerra contro un nemico invisibile, gli infermieri civili (SSN, liberi professionisti, privato) insieme agli infermieri militari sono in prima linea con la professionalità e la competenza che li ha sempre contraddistinti nel farsi carico dei bisogni di salute dei pazienti in tutti gli anelli della catena di lotta al contagio e di gestione dell’infezione.
Nel territorio e negli ospedali essi sono i veri punti di riferimento dei pazienti e delle istituzioni insieme ai medici e agli altri operatori deputati all’assistenza. Malgrado questo momento abbia reso evidente i valori di una professione che da sempre si è fatta carico dei bisogni assistenziali della società, nemmeno la particolarità della crisi è servita a far superare le anacronistiche sperequazioni che subiscono gli infermieri militari.
Una ulteriore ingiustizia è stata commessa nei loro confronti nell’ambito delle misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19 contenute nel D. L. n. 18/2020. Infatti, all’art. 7, è stata autorizzata l’arruolamento per l’Esercito italiano di 120 medici da inquadrare nel ruolo Ufficiali con il grado di Tenente e di 200 infermieri da inquadrare nel ruolo Sottufficiali con il grado di Maresciallo per un anno con modalità di selezione e di inquadramento analoghe a quelle utilizzate per la costituzione della cosiddetta “riserva selezionata” regolamentata dal Codice dell’Ordinamento Militare (D. Lgs. 66/210, artt. 674 e 987) che prevede la possibilità di acquisire “particolari e pregiate professionalità di cui le FF. AA. risultino carenti” come in questo particolare momento di emergenza. La modalità di reclutamento della “riserva selezionata” che è stata utilizzata sino ad oggi per incorporare personale laureato (sociologi, biologi, avvocati, medici, veterinari, psicologi, ecc.) per le esigenze di impiego soprattutto all’estero ha contemplato l’inquadramento di detto personale unicamente nel ruolo Ufficiali.
In questa occasione, per la prima volta nella storia, si è deciso di reclutare infermieri ci si sarebbe aspettato che anche per questa figura professionale si prevedesse all’inquadramento nel ruolo dirigenziale come avviene per i colleghi civili del SSN e della sanità privata e si cogliesse l’occasione per valicare anacronistici status quo superati dalla scienza e dalle norme dello Stato italiano. Invece, anche questa volta, malgrado che le scelte in emergenza dettate dalla grave crisi avrebbero dovuto far mettere da parte i particolarismi e gli interessi lobbistici di determinate categorie, si è preferito dare un ulteriore schiaffo morale e materiale agli infermieri con le stellette.
Con questo atto del Governo, consigliato dai vertici delle FF. AA. e della Sanità militare, è stato perpetrata l’ennesima sperequazione ai danni di tutti gli infermieri italiani, non solo di quelli militari perché i 200 giovani professionisti che aspirano ad entrare nei ranghi dell’Esercito sono professionisti formati nelle Università italiane, cittadini italiani che credono in una così pregevole istituzioni ritenendola sicura garanzia del rispetto delle norme che regolamentano la professione. È corretto informarli che, anche se avranno le caratteristiche della “riserva selezionata” e verranno reclutati in quanto “particolari e pregevoli professionisti” verranno inquadrato come Marescialli con il grado iniziale e uno stipendio di base di circa 1400 euro che nell’ambito della pubblica amministrazione corrisponde all’area II (“operatori”) o OSS nell’ambito civile, mentre i colleghi infermieri impiegati nell’ambito civile sono inquadrati nell’area III dei Funzionari sanitari (l’area III corrisponde agli Ufficiali nel grado di Sottotenente nel personale militare).
Per gli infermieri militari in servizio permanente tale differenza si ripercuote anche nella impossibilità di transito dall’ambito militare a quello civile nel momento in cui venisse a mancare l’idoneità al servizio militare o di impiego tant’è che, come specificato anche dal Ministro della Difesa Guerini nella risposta data in sede parlamentare nel dicembre 2019 inerente il problema che ha interessato 15 colleghi passati al ruolo civile, in caso di inidoneità l’infermiere militare viene inquadrato nell’area operatori, in pratica nell’area posseduta dall’Operatore Socio Sanitario.
L’unico inquadramento possibile per gli infermieri militari è quello di Ufficiale perché a tali professionisti per poter assolvere alle funzioni a cui sono preposti, è richiesto un profilo culturale e professionale, un’assunzione di responsabilità e un impegno formativo durante tutta la loro vita lavorativa superiore a quella della categoria Sottufficiale in cui sono inquadrati. Volendo fare un paragone tra professioni per meglio comprendere la similarità e la analogicità tra l’infermiere militare è il medico militare si può affermare che, l’infermiere, al pari del medico è :
● un professionista per il cui impiego è richiesta la laurea;
● è responsabile giuridicamente dell’attività assistenziale generale che eroga e ha l’onere di rispondere penalmente, civilmente e disciplinarmente del proprio operato.
● ha capacità operative vaste in quanto: l’assistenza preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa è di natura tecnica, relazionale, ed educativa. Le sue principali funzioni sono la prevenzione delle malattie, l’assistenza dei malati di tutte le età e l’educazione sanitaria;
● partecipa all’identificazione dei bisogni di salute della persona e della collettività. È riconosciuto il ruolo del lavoro di equipe all’interno del quale riveste una funzione fondamentale essendo il professionisti più a contatto con l’utente militare (assistenza di aderenza); il suo impiego come specialista di comunità lo pone ad esempio come sentinella competente nella individuazione e nell’approccio al disagio mentale preambolo del grave fenomeno dei suicidi;
● pianifica, gestisce e valuta l’intervento assistenziale sia individualmente sia in collaborazione con altri operatori sanitari;
● per l’espletamento delle funzioni si avvale, ove necessario, dell’opera di personale di supporto; nel caso della figura dell’Operatore Logistico della Sanità, si fa carico e si assume la responsabilità del suo operato;
● contribuisce alla formazione del personale di supporto e concorre direttamente all’aggiornamento relativo al proprio profilo e alla ricerca;
● alle competenze e responsabilità riferibili in quanto Infermiere, si aggiungono tutte le competenze e le responsabilità in quanto Sottufficiale di Sanità, infatti nelle Infermerie e nei Roles nei TO, egli è responsabile della documentazione clinica con gli aspetti medico legali che ne fanno parte; dell’inserimento, gestione, formazione e valutazione delle competenze del personale di supporto (è comandante di plotone sanità); della sicurezza sul lavoro del personale di supporto e dei pazienti; della gestione dei farmaci e dei presidi; del rischio infettivo; della gestione del rischio clinico (identificazione, analisi, trattamento e prevenzione del rischio) con l’analisi delle raccomandazioni e delle linee guida civili e militari; della gestione dei conflitti interni e dell’utenza; della gestione delle tecnologie sanitarie, della struttura e dei beni assegnati.
● è obbligato all’iscrizione all’Ordine ed è sottoposto al suo controllo e disciplina;
● è obbligato a stipulare una assicurazione per eventuali danni provocati nell’esercizio delle sue funzioni;
● è tenuto a formarsi continuamente con i corsi che ogni Forza Armata organizza per il suo impiego in Italia e all’estero (SIAO, MEDEVAC, NBCR, ecc.);
● è obbligato ad aggiornarsi continuamente secondo il programma di Educazione Continua in Medicina (ECM);
● deve frequentare le strutture sanitarie civili per il mantenimento della sua pratica clinico – assistenziale (training on the job);
● si deve rapportare continuamente e mantenere il passo con il SSN nelle attività di istituto per il duplice uso sistemico della professione al fine di avere la resilienza necessaria nei momenti di crisi come quella che stiamo vivendo in questi gironi a causa della pandemia da coronavirus.
Attribuire all’Infermiere militare un ruolo riduttivo rispetto al profilo riconosciuto anche dal Codice di Ordinamento Militare vuol dire decidere deliberatamente di negare le reali funzioni che egli svolge pur permanendo nell’attribuzione delle elevate responsabilità che si deve assumere quotidianamente nelle Infermerie, sul territorio e negli Ospedali civili e militari in Italia e all’estero. Il risultato è che il personale interessato, sentendosi ulteriormente disconosciuto per quello che fa e per quello che rappresenta, peggiora il proprio senso di frustrazione e di incomprensione nei confronti di una organizzazione e di una politica sorda alle richieste che da tanto, troppo tempo vengono fatte da più parti.
Anche la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni degli Infermieri che Lei rappresenta ha più volte proposto dei tavoli di discussione per trovare una soluzione definitiva alla querelle del riconoscimento del ruolo e dell’impiego di una professione che rappresenta la pietra miliare di tutti i sistemi sanitari, compreso quello militare; tavoli di incontri sempre osteggiati e che non hanno visto la benché minima risposta da parte degli interlocutori militari e politici.
Si ritiene sia giunto il momento di vedere finalmente riconosciuto all’infermiere militare una sua identità professionale basata sul codice deontologico e sulle evidenze scientifiche; di avere la possibilità di poter erogare ai propri pazienti le migliori cure anche avanzate acquisite sul campo attraverso la formazione specialistica e complementare, attraverso una formazione permanente mirata ed efficace, con un occhio rivolto all’esperienza e alla specificità professionale militare criticamente rivista e aggiornata.
Il permanere nello status di Sottufficiale dell’infermiere non gli permette di operare con l’autonomia professionale necessaria per rispondere ai bisogni assistenziali dei pazienti in quanto la dipendenza gerarchica dall’Ufficiale medico concerne una seria limitazione all’iniziativa e all’assolvimento delle sue funzioni. Il medico e l’infermiere devono ricoprire entrambi lo stesso ruolo di Ufficiale poiché è necessario operare sullo stesso piano come accade nella sanità civile: indipendenti ma interconnessi per raggiungere il medesimo obiettivo che è quello di garantire la salute del cittadino ovunque e in qualsiasi momento in Italia e all’estero nelle Missioni internazionali.
Gentile Presidente, Le si inoltra questa lettera aperta al fine di sollecitare un Suo incisivo intervento in seno ai Ministeri della Difesa e della Salute interessati al problema. L’intenzione è quella di avviare una seria riflessione sull’annosa questione del mancato riconoscimento del ruolo Ufficiale per gli infermieri militari al fine di arrivare finalmente alla soluzione del problema che sta diventando sempre più grave considerati gli sviluppi di una professione che sta procedendo verso sempre una maggiore capacità operativa specialistica e a una autonomia professionale di cui le organizzazioni beneficiano per una assistenza di qualità a favore del cittadino.
Il solco che si sta scavando tra i suoi rappresentati dell’ambito civile e quelli dell’ambito militare è diventato troppo profondo per non pretendere una giusta e definitiva equiordinazione tra i due ambiti di impiego che malgrado le loro molteplici specificità e peculiarità vertono verso un unico importante obiettivo: salvaguardare la salute dei cittadini tutti, con e senza le stellette. Sicuro di un Suo fattivo e incisivo interessamento, si porgono i migliori saluti a nome della categoria infermieri dell’Esercito italiano, della Marina Militare, dell’Aereonautica militare e dei Carabinieri.
Redazione Nurse Times
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