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Coronavirus, Iss: “Il rischio di morte per i non vaccinati è 16,6 volte superiore rispetto a chi ha ricevuto la dose booster”

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Tutti i dati dell’ultimo rapporto redatto dall’Istituto Superiore di Sanità. Da Israele: “Terza dose di Pfizer offre protezione significativa contro malattia grave”.

Dai dati dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) emerge che il rischio di morte per chi non si è vaccinato contro il coronavirus è 16,6 volte superiore rispetto a chi ha ricevuto la terza dose. Inoltre, sempre per i non vaccinati, il rischio di decesso è di 11,1 volte superiore rispetto ai vaccinati con due dosi, entro cinque mesi, e 6,9 volte maggiore rispetto ai vaccinati con ciclo completo da oltre cinque mesi.

A tal proposito Gili Regev Yochay, professoressa dello Sheba Medical Center di Tel Aviv (Israele), ha avvertito che due dosi di vaccino Pfizer, dopo cinque o sei mesi, non danno “alcuna protezione” contro la variante Omicron, mentre il booster offre una protezione “significativa” contro la malattia grave, anche se “quattro volte meno” di quella offerta nei confronti della Delta. E’ la conclusione di uno studio condotto su due gruppi di sanitari della struttura: uno vaccinato con due dosi, l’altro con il booster.

Dopo cinque mesi dal completamento del ciclo vaccinale Covid-19, secondo quando scrive l’Iss, “l’efficacia del vaccino nel prevenire la malattia, sia nella forma sintomatica che asintomatica, scende dal 74% al 39%”. Per quanto riguarda la prevenzione delle forme severe, l’Istituto rileva che “rimane elevata l’efficacia vaccinale”, in quanto “l’efficacia nei vaccinati con ciclo completo da meno di cinque mesi è pari al 93% rispetto ai non vaccinati”.

I dati dell’Iss indicano inoltre che l’efficacia “risulta pari all’84% nei vaccinati con ciclo completo da oltre cinque mesi”. L’efficacia nel prevenire la diagnosi e i casi di malattia severa, inoltre, “sale rispettivamente al 77% e al 93% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster”.

Dal 16 dicembre si parte con la somministrazione del vaccino ai bambini della fascia d’età 5-11 anni. Secondo quanto annunciato dal commissario straordinario per l’emergenza, Francesco Paolo Figliuolo, sono infatti pronte per la distribuzione 1,5 milioni di dosi. La situazione fra i bimbi, infatti, è da tempo sotto osservazione. L’Iss sottolinea nel suo rapporto che nei bambini da zero a nove anni l’incidenza ha raggiunto nell’ultima settimana “valori superiori a 250 casi per 100mila abitanti”, precisando che “il dato è ancora da consolidare”.

Ma, continua l’Iss, nelle ultime tre settimane si è osservato un aumento dell’incidenza settimanale in tutte le fasce d’età, e dalla seconda decade di ottobre si osserva un aumento dell’incidenza nelle fasce di età 0-9 anni e 10-19 anni. I dati dell’Iss, inoltre, indicano che l’incidenza sale a valori compresi tra 150 e 200 casi per 100mila abitanti nella fascia di età 40-49 anni e in quella 30-39 anni. “Solo nelle fasce di età sopra gli 80 anni, nell’ultima settimana, l’incidenza rimane compresa tra i 50 e i 100 casi per 100mila abitanti”, dettaglia l’Istituto. Analizzando poi la variazione dell’incidenza a 7 e 14 giorni, l’Iss conclude che “si conferma il maggiore aumento delle diagnosi di Covid-19 nella popolazione di 0-19 anni, verosimilmente dovuta anche alla maggiore attività di screening nelle scuole”.

Nell’ultima settimana si osserva una lievissima diminuzione del numero dei casi di Covid-19 diagnosticati tra gli operatori sanitari: 1.072, contro i 1.083 della settimana precedente. La percentuale dei casi diagnosticati negli operatori sanitari scende così all’1,9%, dal 2,1% della settimana precedente e nel bollettino si rileva che è “evidente la diminuzione della percentuale di casi tra gli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione, dopo la somministrazione della dose booster”.

Redazione Nurse Times

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