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Coronavirus, i giovani possono reinfettarsi e trasmetterlo: lo studio sui Marines

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Coronavirus, i giovani possono reinfettarsi e trasmetterlo: lo studio sui Marines
U.S. Marine Corps Lance Cpl. Denya Sweet, a data systems administrator with Headquarters Battalion, 3rd Marine Division, conducts a temperature check in front of the dining facility on Camp Courtney, Okinawa, Japan, July 13, 2020. In light of recent COVID-19 events, Marines stationed on Okinawa have taken additional precautions by conducting temperature checks at the entrances of essential services. Sweet is a native of Charlotte, North Carolina.
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A questa conclusione sono giunti alcuni ricercatori americani, dopo aver valutato 3.249 reclute.

«Nonostante una precedente infezione da Covid-19, i giovani possono contrarre nuovamente il virus e possono trasmetterlo ad altri. Questo è un punto importante da tenere presente nella campagna vaccinale». Così Stuart Sealfon, della Icahn School of Medicine del Mount Sinai, autore senior di uno studio pubblicato su Lancet Respiratory Medicine.

I ricercatori hanno valutato 3.249 arruolati nel corpo dei Marines degli Stati Uniti, prevalentemente maschi e di età compresa tra 18 e 20 anni, che prima di accedere alla formazione di base sono rimasti in quarantena per due settimane. Ne hanno esaminato la sieropositività al basale tramite IgG, e hanno poi valutato la presenza di Sars-CoV-2 mediante Pcr all’inizio, a metà e alla fine della quarantena. Hanno quindi incluso nello studio i partecipanti con una Pcr positiva durante la quarantena e hanno eseguito tre test Pcr bisettimanali nei gruppi sieronegativi e sieropositivi una volta che le reclute hanno terminato la quarantena.

Dei marines seguiti abbastanza a lungo, 189 erano sieropositivi e 2.247 erano sieronegativi all’inizio dello studio. Nei due gruppi di reclute si sono verificate in totale 1.098 nuove infezioni durante lo studio. Tra i partecipanti sieropositivi al basale, 19 (10%) sono risultati positivi per una seconda infezione, mentre 1.079 (48%) delle reclute sieronegative sono state infettate durante lo studio.

Per capire il perché delle reinfezioni gli autori hanno studiato le risposte anticorpali dei partecipanti, e hanno scoperto che, nel gruppo sieropositivo, i partecipanti reinfettati avevano livelli di anticorpi più bassi contro Sars-CoV-2 rispetto a quelli non reinfettati. Nel gruppo sieropositivo, inoltre, gli anticorpi neutralizzanti erano meno comuni.

Confrontando la carica virale, gli autori hanno osservato che nelle reclute sieropositive reinfettate questa era in media solo dieci volte inferiore rispetto ai partecipanti che si erano infettati per la prima volta. Ciò potrebbe significare che alcuni individui reinfettati sarebbero ancora in grado di trasmettere l’infezione. Gli esperti, tuttavia, ritengono che l’argomento debba essere approfondito.

Redazione Nurse Times

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